Quanto vedo, ascolto, leggo è reale oppure frutto di una manipolazione di immagini, video e parole?
Avevamo da poco compreso che circolano le cosiddette bufale, le “Fake News” (notizie inventate, ingannevoli o distorte, rese pubbliche per disinformare).
Così come ci era chiaro che sui Social era molto facile entrare in contatto con “Profili Fake” (pratica nota anche come Catfishing, ovvero utenti che falsificano la propria identità mentendo su se stessi, oppure impersonando altre persone per danneggiarne la reputazione).
Le nuove fake
Ecco complicarsi lo scenario.
“Fake email“, email inviate con il solo intento di carpire informazioni strettamente personali a danno degli ignari utenti (es phishing).
“Fake Chat“, chat false su Whatsapp, Instagram, Facebook (con app quali Yazzy, Whatsfake oppure Fake Chat Conversations).
“Deepfake“, video generati digitalmente (anche con app alla portata di tutti quali FakeApp o Face2Face). Spesso non a fini satirici, sovrapponendo ad arte immagini e video reali e preesistenti con video e immagini create artificialmente. Il tutto avvalendosi di tecnologie di intelligenza artificiale e deep learning.
“Fake porn” se tali video sono di natura pornografica in cui le vittime sono attori/attrici famosi oppure puri strumenti per il revenge porn.
I filmati la vera criticità
Sono proprio i filmati fasulli e non consensuali a destare maggiore preoccupazione e a richiedere quanto prima una regolamentazione.
L’obiettivo è utilizzare tecniche di manipolazione digitale per riprodurre fedelmente la fisionomia di una persona, così come se fosse ripresa da una telecamera, facendogli dire o fare cose che non ha mai detto o fatto.
Il solo requisito, disporre di un ricco numero d’immagini della persona, impresa di certo semplice in tempi di Social Network e sovraesposizione digitale.
Tutti abbiamo sorriso vedendo l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama offendere il suo successore Donald Trump. Oppure Mark Zuckerberg ammettere che Facebook controlla i dati e, di conseguenza, controlla la vita delle persone. Ancora di più con i deepfake di Matteo Renzi e Matteo Salvini che impazzavano sui social negli ultimi mesi.
Ma cosa faremmo se a venir preso di mira fosse nostro figlio, che si scopre a sua insaputa protagonista di un atto di cyberbullismo con un video degradante pubblicato su una chat di gruppo della scuola o, peggio, in Rete?
Come difendersi
Ad oggi in aiuto delle vittime le leggi sulla diffamazione, su atti persecutori o stalking, atti di istigazione all’odio, sostituzione di persona, cyberbullismo, contraffazione digitale.
Facebook e Microsoft hanno annunciato un “deepfake detection challenge”, con lo scopo di incentivare programmatori e informatici di tutto il mondo a sviluppare software sempre più efficaci nel riconoscere i deepfake.
Tra questi ad esempio XceptionNet, sviluppato dall’Università Tecnica di Monaco (TUM) avvalendosi di FaceForensics++, un database di immagini modificate generato dall’analisi di circa 1.000 video di YouTube, e dal database di circa 3.000 video manipolati creati da Google.
Twitter così come gli altri Social hanno annunciato la sospensione degli account di chi pubblica questi contenuti.
E poiché è impensabile inneggiare a un clima di censura, dobbiamo affinare sempre più il nostro pensiero critico e la nostra alfabetizzazione mediatica.
Non accontentiamoci di informazioni non verificate, o parziali, o deliberatamente false.
Nel mondo della disinformazione dove i tempi di diffusione delle notizie in Rete sono sempre più veloci, iniziamo a verificare fonte e autore, approfondiamo e confrontiamo con quanto dichiarato da altre fonti e dalle fonti a supporto, analizziamo se le riteniamo vere solo per rafforzare le nostre convinzioni e non metterle in discussione.
E, infine, dimentichiamo l’esclamazione “Se non vedo non credo”.