Ventiquattro ore senza dispositivi tecnologici compresi di smartphone, tablet, computer. È questo l’obiettivo dell’Unplugged Day, la giornata della disconnessione.
Probabilmente irrealizzabile in questo momento storico, in cui smart working e didattica a distanza ci stanno costringendo a non poter fare a meno della tecnologia.
Ma sarebbe già un bel traguardo quello cercare di ridurre comunque, anche di poco, il nostro tempo online (applicando quello che viene definito digital minimalism).
E non solo in questa occasione.
La mission dell’Unplugged Day
L’evento ha preso forma nel 2010 da un’idea del Sabbath Reboot, un progetto statunitense nato per “rallentare in un mondo frenetico”, che con questa iniziativa vuole riportare le persone a vivere un giorno intero senza tecnologia.
Ti svegli al mattino al suono della sveglia sul tuo cellulare, quindi decidi di premere il pulsante snooze per dormire qualche minuto in più. Quando finalmente ti alzi. la prima cosa che fai è scorrere sul telefono gli ultimi post su Instagram, Facebook e Twitter. Nel frattempo, il tuo partner guarda il suo telefono accanto a te a letto. A chi non suona familiare?
È da scenari come quello appena descritto che derivano i 10 principi fissati dal Sabbath Manifesto – da seguire una volta alla settimana – tra cui, appunto, non solo “evitare la tecnologia”, ma anche “connettersi con i propri cari” e “trovare il silenzio”.
«Ci perdiamo sempre di più momenti importanti della nostra vita mentre passiamo le ore sepolti nei nostri dispositivi. Connettiti con le persone che incontri per strada, con i tuoi vicini e con la tua città»
Ecco così che quello che una volta era un piccolo gruppo di persone che, senza tecnologia, si riuniva per cene di Shabbat, il giorno di riposo ebraico, si è trasformato in migliaia di partner della comunità in tutto il mondo che organizzano eventi dal vivo unplugged, anno dopo anno.
«Lo Shabbat è il giorno del riposo, ma ciò che spesso ci impedisce di rilassarci e di riconnetterci con le persone intorno a noi sono i nostri telefoni»
Tanya Schevitz, Communications and Program Manager per Reboot
Come partecipare all’Unplugged Day
Ad oggi sono più di 135.000 le persone che hanno partecipato a eventi per il National Day of Unplugging, ospitati da oltre 1.000 scuole, istituzioni religiose e imprese in tutto il mondo.
Eventi a cui viene richiesto rigorosamente di riporre tutti i dispositivi tecnologici in un contenitore apposito.
Accedendo al portale ufficiale, gli organizzatori della giornata della disconnessione invitano gli utenti a partecipare all’iniziativa, proponendo diverse attività da svolgere: dal praticare yoga e meditazione all’incontrare amici e familiari di persona, dal passare del tempo all’aria aperta al leggere un buon libro.
A coloro che si iscriveranno e aderiranno all’iniziativa, verrà invitato un kit che comprende alcune linee guida su possibili passatempi alternativi ai social network e spunti di conversazione con gli altri.
Allo stesso modo, le persone che decideranno di ospitare od organizzare un evento libero dagli smartphone, riceveranno una piccola sacca in tela con il logo del progetto, nella quale potranno riporre il telefono durante l’intera giornata.
Infine, anche i più piccoli sono al centro dell’iniziativa come ricorda il motto “I bambini sono nati disconnessi. Lasciali liberi di esplorare e di viaggiare con l’immaginazione”.
L’indagine condotta da MioDottore sulla disconnessione
In occasione dell’Unplugged Day MioDottore, piattaforma specializzata nella prenotazione online di visite mediche e parte del gruppo DocPlanner, ha condotto un’indagine tra gli italiani volta a esplorare come la pandemia abbia influito non solo sul loro stile di vita, ma anche sul loro approccio nei confronti della tecnologia e la loro propensione a mettersi in modalità offline, evidenziando difficoltà e benefici del disconnettersi.
Quanto emerge è che oltre la metà degli italiani (53%) non riesce a disconnettersi e guarda le notifiche di email e social media non appena si sveglia.
Sempre la stessa percentuale di intervistati, compie il medesimo rituale anche a fine giornata, prima di coricarsi.
«Le evidenze emerse invitano a leggere l’attuale comportamento degli utenti come una ridefinizione del proprio quotidiano attraverso i device digitali, dove si trovano molteplici stimoli disponibili e frammentati, che forniscono agli individui sistemi di ricompensa a facile accesso. Si è sviluppata come una sorta di addiction sotto soglia, celata da condivise coloriture di normalità, nonostante la quale la coscienza intravede che alcune soluzioni di cambiamento sono ancora possibili. Quando si è iper-connessi, soprattutto sui social media, che influiscono direttamente e indirettamente sui circuiti neurali deputati alla ricompensa attraverso immagini e like, si sviluppa una tendenza immediata a input dopaminergici: dopamina a basso sforzo. La conseguenza è un’inibizione verso stimoli a livello fisico, emotivo e intellettivo, e un incremento al disinteresse e demotivazione»
Dottor Andrea-René Angeramo, psicologo e psicoterapeuta di MioDottore
La quasi totalità degli intervistati (87%) sarebbe disposto a sconnettersi per ventiquattro ore consecutive. Molti ritengono di poterci riuscire senza problemi (66%), mentre altri pensano sarebbe faticoso (21%).
Inoltre, quasi un quinto si dice disponibile a pianificare periodicamente intere giornate digital detox.
Consigli di digital detox
È innegabile la nostra dipendenza dal cellulare e dall’essere sempre connessi. Tanto che la Mobile phone addiction, dipendenza da cellulare, da qualche anno è considerato un disturbo psicologico.
Nella quale non è raro assistere a vere e proprie crisi d’astinenza (nomofobia).
Ecco dunque che mettere quotidianamente in atto alcune azioni pratiche di digital detox può essere efficace, come anche emerge dall’indagine di MioDottore:
- disattivare le notifiche di e-mail e social media (14%);
- tener monitorato il tempo trascorso online sullo smartphone (14%);
- spostare la TV dalla camera da letto (6%).
Lo stesso Dottor Andrea-René Angeramo, psicologo e psicoterapeuta di MioDottore, ci consiglia 5 regole da seguire per non cadere in trappola:
- Staccarsi dagli strumenti tecnologici a partire dalle ore 20:00 e non collegarsi mai prima che siano trascorse almeno tre ore dal risveglio, così da preservare il ritmo circadiano, quello sonno-veglia, e la qualità del riposo.
- Costruire un programma giornaliero, anche con schedule programmate, per gestire la quantità di tempo offline. Stilare l’agenda sulla base di questa priorità e discutere dei risultati con una persona cara.
- Riscoprire la sensorialità: olfatto, vista, gusto, mangiare lentamente. In questo modo si rompe il meccanismo da gratificazione artificiale e ci si sposta su quello più ancestrale.
- Seguire un corso di mindfulness (MBSR) basato sulla riduzione dello stress: una rivoluzione di consapevolezza attraverso pratiche di meditazione rivolte al presente e alla percezione del corpo anche in assenza di stimoli, per spezzare le modalità tipiche ansiose, combattendo la tendenza al giudizio, all’anticipazione e alla ricerca della stimolazione.
- Aumentare la qualità e la quantità di relazioni: requisito fondamentale per sviluppare una difesa efficace verso l’iperconnessione e l’impulsività.
Io adesso mi disconnetto. Te cosa hai deciso di fare?