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Perché si pratica il sexting e quali sono i rischi

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Tempo di lettura - 7 minuti

Si fa sempre un po’ di confusione su cosa siano e quale sia il legame tra il reato di revenge porn e la pratica del sexting.

Quel che è certo è che si tratta di fenomeni in continua crescita e su cui è necessario avere le idee ben chiare.

Alcuni dati interessanti sono stati resi disponibili dall’Associazione Onde Rosa, un gruppo di attiviste di età compresa tra i 16 e i 30 anni che si occupa di gender equality.

Associazione che abbiamo imparato a conoscere per lotta contro l’applicazione dell’Iva agli assorbenti, equiparandoli a beni di lusso.

Lo scorso anno lanciarono un sondaggio tramite i propri canali social per capire le abitudini ed eventuali diverse modalità di intendere la sfera sessuale e le dinamiche di rapporto durante il lockdown.

Quattro le fasce di età che furono prese in considerazione: 15-18, 19- 25, 26-35 e over 35.

I dati che emersero parlavano chiaro:

  • Il 71% ha fatto sexting già prima della quarantena, dimostrando che la pratica era di per sé già diffusa, soprattutto negli ultimi anni. Di questi, quasi la metà ha iniziato a praticarlo tra i 15 e i 18 anni;
  • Il 23% ha iniziato durante la quarantena. Di queste 1 persona su 3 appartiene alla fascia 15-18 anni, il che è facilmente comprensibile se si considera che tendenzialmente questi ragazzi non vivono ancora insieme e soprattutto, rispetto in particolare all’ultima fascia degli ultra trentacinquenni, hanno maggior dimestichezza con la sfera social sia come utilizzo che come alternativa modalità di rapportarsi con l’altro oltre quella fisica;
  • Il 3% è stata vittima di revenge porn avendo fatto sexting, mentre circa il 10% teme di essere stata vittima, ma non ne ha la certezza. Quest’ultimo dato raggiunge il valore di 15% nella fascia tra i 15 e i 18 anni.

Alla luce di questi dati, cerchiamo di approfondire, grazie all’aiuto della psicologa e psicoterapeuta Dott.ssa Sonia Monticelli, la percezione che hanno i giovani (e non solo) di questi fenomeni, quali sono i meccanismi psicologici che ne sono alla base e nel caso di minori come possiamo intervenire.

Sexting: perché piace a tutte le età

Dalle prime volte che abbiamo sentito pronunciare la parola sexting (qualcosa di poco definito e molto lontano) ad oggi, la divulgazione di ciò che accade online e quali sono i comportamenti a rischio hanno permesso di dire che chi popola il web sia ormai a conoscenza del significato della parola.

Come ben sappiamo si tratta di una forma di sesso virtuale che comporta lo scrivere e lo scambiarsi immagini sessuali. Uno scambio che perlopiù avviene in chat o per sms.

Quello su cui invece c’è forse meno consapevolezza riguarda il fatto che si tratta di contenuti popolari e semplici da creare: basta un’asta telescopica e uno smartphone per realizzare foto da qualunque angolatura.

Se a questo si aggiungano le App gratuite in grado di migliorare l‘immagine, basterà un semplice click su “invia” e il gioco sarà fatto.

Il fenomeno non è nuovo. Già dai primi dati raccolti negli anni 2000 abbiamo evidenza di come la diffusione del sexting sia direttamente proporzionale all’aumentare dell’età e che le donne inviano foto di questo tipo molto più degli uomini.

revenge porn

Perché il sexting è diffuso tra gli adolescenti

Una pratica molto diffusa tra gli adolescenti, che porta inevitabilmente la comunità educativa a interrogarsi sui motivi che spingono gli adolescenti a praticarla.

Indubbiamente la maturazione sessuale porta con sé una forte attrazione e un desiderio di intimità.

Intimità che può portare alla richiesta di prove di fiducia tra i partner, fiducia del fatto che l’altro non si approfitterà di quel tipo pericoloso di autosvelamento.

Per altri la speranza (o illusione?) di “fare colpo/flirtare con qualcuno con cui interessa avere una relazione”.

Il fil rouge di queste considerazioni è il considerare un fenomeno come quello del sexting come una semplice espressione di intimità tipica dell’era digitale.

In realtà espressione di una sottostima dei rischi, che in alcuni casi possono essere anche molto gravi.

I molti, troppi, adolescenti agiscono per gioco o per provocazione, senza capirne veramente il significato, favorendo un’auto sfruttamento sessuale.

Senza pensare che la cattiva reputazione sul web non si cancella. Qualunque cosa accada.

I possibili rischi del sexting

Gli esperti distinguono per funzionamento e rischi in:

  • sexting primario, inteso con lo scambio di immagini;
  • sexting secondario, quando c’è un terzo che li mette in Rete (compiendo reati quali cyberbullismo, cyberstalking o revenge porn).

Innegabile che uno dei principali rischi connessi al sexting è proprio lo sfruttamento dell’immagine o dei video per azioni di cyberbullismo, quando il destinatario del contenuto decide di condividerlo con altre persone allo scopo di umiliare o danneggiare la vittima.

Spesso infatti accade quello che è più noto come “onta della sgualdrina”: la vittima subisce insulti ed accuse da parte di terzi, a seguito di una accusa di comportamento di leggerezza o sconveniente.

In altre parole, il pregiudizio ricorrente del “te la sei cercata”.

Interessante domandarsi in questi casi dove venga posto il confine della vergogna e dell’imbarazzo, essenziali per proteggersi da comportamenti a rischio come quelli citati.

Basti pensare che fino ai 15 anni i ragazzi effettivamente manifestano imbarazzo e vergogna, mentre con l’aumentare dell’età il pudore diminuisce.

Siamo di fronte ad un analfabetismo tecnico-emotivo sia dei ragazzi che degli adulti, ostacolo nella guida di un dialogo costruttivo tra le generazioni.

sexting
Foto di Magnum PPI su Flickr

Distinzione di genere

Lo scambio di foto sul web avviene di continuo, è un dato di fatto. 

L’immagine arriva diretta agli occhi e alla mente sebbene tutto questo potere non sia mediato da una sufficiente alfabetizzazione emotiva.

Molti ragazzi non si descrivono come turbati davanti ad immagini sessuali esplicite.

Questo perché non sanno dare un nome alle loro emozioni, che sia eccitazione, curiosità o provocazione.

Nel fenomeno del sexting non è da trascurare la distinzione di genere.

Le ragazze infatti sono le prime vittime di questo gioco, anche quando credono di condurlo, e finiscono vittime di cyberbullismo o di sex estorsione (sextortion).

Ricattate da chi è in possesso di loro immagini intime o imbarazzanti e spesso da chi godeva della loro fiducia.

Gli adolescenti di oggi crescono in fretta in un mondo in cui devono difendersi dai loro stessi pari: hanno paura di loro, delle loro prese in giro, dell’emarginazione dal gruppo.

Ancora più paura dall’eventuale pericolosità di un adulto (che può nascondersi dietro false identità).

Come si difendono i ragazzi oggi?

Fenomeni come cyberbullismo, cyberstalking e sexting sono ormai percepiti dai ragazzi e dalle ragazze come una delle principali minacce in cui possono incappare nel web.

Di cui molti di loro hanno fatto purtroppo già esperienza.

Il cyberbullismo, nello specifico, non è la semplice prosecuzione in Rete degli stessi comportamenti attuati di persona.

La Rete rappresenta solo un veicolo, uno strumento di comunicazione di contenuti, che possono essere corretti oppure no.

Si tratta di uno spazio di comunicazione influenzato da queste dinamiche ed in modo particolare negli scambi tra minori spesso inconsapevoli del suo funzionamento.

A questo si aggiunga il desiderio di conformismo degli adolescenti, che vogliono essere popolari facilita, così come i comportamenti di diffamazione quali gli insulti o il disprezzo di gruppo verso alcuni.

La possibilità di restare anonimi e il meccanismo di disinibizione che Internet garantisce contribuiscono a far sembrare normale questo comportamento, acuito dal fatto che non ci si trovi de visu con la vittima. 

In molti casi siamo di fronte ad adolescenti che non riescono a reagire a situazioni complesse nella vita offline e dunque cercano potere e compensazione nell’aggredire gli altri online.

Cosa fare se scopri che tuo figlio fa sexting

Prima di poter pensare e suggerire delle strategie di intervento mi permetto di fare una riflessione più generale sul ruolo dell’adulto nella relazione con gli adolescenti oggi.

Molte volte i genitori, per diverse motivazioni e non per disinteresse, sono distratti o poco consapevoli.

Altre volte si trasformano in giudici severi e altre ancora in semplici e silenziosi osservatori. 

Ciò di cui hanno bisogno i ragazzi è la presenza di adulti che con delicatezza, rispetto e intelligenza entrino nel loro mondo.

Per proteggerli e farli crescere. Educandoli, senza giudicarli.

Non è facile comunicare con loro quando issano una barriera tra sé e gli adulti, vivendo una fase ricca di trasgressioni e ribellioni.

Ma è proprio qui che si gioca tutto il loro vissuto e la costruzione della propria identità.

I giovani oggi chiedono la presenza e l’ascolto dei genitori, mantenendo una comunicazione aperta e senza giudizio.

Genitori che devono aiutarli ad aprirsi e raccontare situazioni minacciose, sconvolgenti o semplicemente difficili da comprendere da soli.

sextortion
Foto di Magnum PPI su Flickr

Porsi le domande giuste

Un genitore che intercetta delle immagini a sfondo sessuale che, ad esempio, il figlio si è scambiato con la fidanzata o con gli amici si trova in mezzo ad un crocevia, senza sapere che strada inforcare.

Si trova travolto dallo stupore, dalla paura e forse dalla rabbia.

La prima cosa da fare è porsi delle domande: come sta mio figlio? quale è il suo livello di disagio? Ha arrecato un danno a qualcuno o è lui il danneggiato?

Porsi delle domande permette di costruire un’immagine della situazione più razionale e meno emotiva.

Facendo sì che il ragazzo non senta l’intervento del genitore come un mero rimprovero o un eccessivo allarme.

Se fosse così, l’effetto che può sortire è quello di un evitamento e una fuga da parte sua.

Aumentando la dimensione dell’incertezza e l’impossibilità di comprendere meglio l’evento.

Rendendo impossibile un intervento efficace.

Il compito più complesso per l’adulto è quello di fermarsi e comprendere, accanto al proprio figlio, che cosa è successo.

Rielaborando insieme il concetto di intimità e protezione.

Stare accanto e accompagnare

È importante che l’adulto si faccia portavoce di azioni concrete che possano essere in qualche modo riparatorie o di riconoscimento del danno subito o arrecato.

Nello specifico possiamo considerare tre aspetti: 

  • quando il ragazzo è l’autore inviante di immagini di sé è importante che l’adulto attivi tutti i canali che ritiene utili al fine di proteggerlo, senza colpevolizzarlo ( questa è indubbiamente la parte più complessa); 
  • se il figlio è autore di comportamenti lesivi nei confronti di altri ragazzi è importante lavorare insieme sulla presentificazione dell’altro e la messa in opera di comportamenti di riparazione sia relazionali che legali;
  • là dove infine ricoprisse la posizione di vittima di comportamenti persecutori e dannosi è fondamentale che l’adulto di riferimento (o in generale qualunque adulto che venga a conoscenza del fatto) attivi tutte le strategie di protezione, anche legali, che sostengano il ragazzo, senza colpevolizzare o stigmatizzare.

Il giudizio tra un genitore un figlio allontana.

E in momenti di preoccupazione e fatica come questo è essenziale avvicinarsi.

Chi è Sonia Monticelli

Ciao! Sono Sonia Monticelli, psicologa e psicoterapeuta sistemico relazionale, appassionata fin dall’inizio della mia formazione alle dinamiche familiari e relazionali.

sonia monticelli

Amo sperimentare anche fuori dalla stanza di terapia e grazie a questa mia curiosità ho potuto collaborare a progetti innovativi di prevenzione nel campo educativo e digitale, soprattutto con adolescenti e genitori.

Collaboro con molte realtà della mia città con percorsi di sostegno alla genitorialità e di accompagnamento nei passaggi critici del ciclo di vita della famiglia (eh sì, succedono tante cose da che una famiglia nasce) oltre alla pratica clinica terapeutica.

Non mi lascio limitare dall’impossibilità di un incontro in presenza e già da diversi anni uso il digitale come stanza di terapia, soprattutto per chi non risiede nel mio territorio (o magari fuori dall’Italia).

Gli amici digitali mi chiamano psicofata per il mio impegno nello sfatare i miti e i pregiudizi della psicologia, ma ancor di più per la mia affinità alla fata madrina di Cenerentola, un po’ sbadata, irriverente ma fidata e leale.

Se volete venite a seguirmi:

Instagram: https://www.instagram.com/soniamonticelli

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Antonella Bruzzone

Antonella Bruzzone

Founder del blog ConsapevolMente Connessi, Ingegnere Informatico appassionata di CyberSecurity approdata da qualche anno al Coaching. Un mix di competenze che sa farmi apprezzare le opportunità offerte dalla trasformazione digitale in cui viviamo, ben consapevole dei rischi insiti in essa. Perché la onlife è come un salto con lo skateboard: potresti cadere, lo sai, ma è altrettanto vero che, con la giusta guida, potresti imparare a chiudere i trick più difficili.

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