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Robotica collaborativa: cosa è e perchè è un’opportunità

robotica collaborativa
Tempo di lettura - 3 minuti

Siamo abituati a leggere articoli o vedere film che ci mostrano futuri distopici in cui robot umanoidi e l’Intelligenza Artificiale prenderanno il sopravvento sull’uomo. Ma proviamo a pensare anche alle opportunità offerte ad esempio dalla robotica collaborativa ovvero quei robot (collaborative robot o cobot /co-robot) concepiti per interagire fisicamente con l’uomo in uno spazio al fine di fornirgli supporto.

Che si tratti di supporto lavorativo o di supporto riabilitativo.

Robotica collaborativa: cosa è

Pensando all’ambito industriale viene facile pensare a robot in grado di svolgere attività lavorative in autonomia (come assemblaggio, asservimento macchine, movimentazione di materiale).

Roboto in grado di sostituire di fatto l’uomo in tutti quei lavori pericolosi o gravosi che hanno insiti sforzo, affaticamento e rischio di lesioni muscolo-scheletriche.

Con “robotica collaborativa” ci si riferisce invece a quei sistemi robotici di nuova generazione che lavorano in simbiosi alla persona.

Indossati su arti esitenti (si parla di esoscheletri), ad oggi eleganti e leggeri per renderli più facili da indossare e agevolare la manovrabilità.

Robot in grado di:

  • percepire l’ambiente
  • prevedere l’intenzione di movimento dell’uomo
  • monitorare e rispondere al movimento dell’uomo
  • migliorare le condizioni di sicurezza in ambienti ad alto rischio
  • risparmiare al personale umano le mansioni più faticose e ripetitive e assicurando al tempo stesso precisione, velocità e affidabilità
  • in ambito sanitario, guidare e assistere i pazienti nello svolgimento degli esercizi di riabilitazione necessari

Un uomo che comunque ha il controllo ed è in grado di prevedere e risolvere situazioni non precise nonchè adattarsi alla variabilità delle attività da svolgere.

corobot
Foto di Lenny Kuhne su Unsplash

Robotica collaborativa: ambiti di applicazione

Sebbene il pensiero corra subito all’ambiente industriale, pensiamo alle opportunità offerte in ambito sanitario.

Dai laboratori di ricerca e analisi al supporto di pazienti nel corso di terapie riabilitative, dallo sviluppo di protesi (in quest’ultimo caso si parla di robot protesici) al supporto logistico nelle strutture sanitarie.

Ritorniamo con il pensiero ai primi mesi del 2020, quando ha avuto inizio la pandemia di Covid-19.

Da un lato si è assistito ad un aumento degli acquisti via e-commerce del +146% e i magazzini, che si sono ritrovati, dall’oggi al domani, a lavorare tutti i giorni ai ritmi forsennati dovendo garantire il distanziamento sociale tra i lavoratori.

Dall’altro si pensi al carico di lavoro a cui era sottoposto il personale medico negli ospedali.

Oppure ricordiamo Spot, il cane robot di Boston Dynamics usato nei parchi di Singapore durante la pandemia per far rispettare il distanziamento sociale qualora, scansionando l’ambiente grazie al suo sistema di videocamere, avesse rilevato un numero eccessivo di persone.

Un cane robot in vendita e in grado di recarsi in luoghi pericolosi o fisicamente preclusi agli esseri umani, di muoversi su qualsiasi terreno, anche il più sconnesso, e di operare in condizioni meteo avverse.

Ottima alternativa ai nostri amici a quattro zampe, cani smart usati in operazioni di soccorso.

Robot che si sono rivelati una scelta vincente, garantendo lo svolgimento del lavoro necessario e potendo tranquillamente stare a pochi centimetri dalle persone.

Tecnologie il cui costo di acquisto rappresenta ancora il fattore principale che ne limita l’adozione e la diffusione su scala più grande ma che ha visto nel periodo della pandemia una spinta decisiva.

Robot rispondenti a tutti i principi dell’Industry 4.0 nonché apripista dell’Industria 5.0.(Collaborative Industry).

In grado di collaborare con l’uomo e integrarsi con altre tecnologie quali l’Intelligenza Artificiale, IOT e IIOT, i Big Data, i veicoli a guida automatizzata (Automated/Automatic guided vehicle – AGV), oltre che rispettare i principi di Lean Robotics.

Robotica collaborativa: le perplessità

Al di là delle sfide tecniche e sociali ci si pone interrogativi etici e antropologici.

I robot cancelleranno dunque centinaia di posti di lavoro?

Assolutamente no e daranno anzi una spinta alla riqualificazione generale.

Dove al posto di figure professionali dedicate ad attività ripetitive a basso valore aggiunto, saranno necessarie figure specialistiche emergenti quali Innovation Manager, Informatico dell’Automazione, Informatico Logistico, Big Data Analyst, Digital Transformation Manager e consulente in Intelligenza Artificiale (fonte Osservatori Attivi del Politecnico di Milano).

I progressi della robotica porteranno alla realizzazione di intelligenze artificiali capaci di sviluppare una coscienza e vita emotiva simili a quella umana?

I robot acquisteranno anche la capacità di distinguere il bene dal male? Dovremo quindi considerarle soggetti con una propria responsabilità?

Al legislatore, tenendo in considerazione aspetti di roboetica e algoretica, l’arduo compito di elaborare criteri di valutazione che ci consentano di salvaguardare e promuovere la dignità della persona.

Con l’obiettivo ultimo di comprendere e regolamentare in che modo questa realtà mista, composta da esseri umani e robot umanoidi, possa coesistere.

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Antonella Bruzzone

Antonella Bruzzone

Founder del blog ConsapevolMente Connessi, Ingegnere Informatico appassionata di CyberSecurity approdata da qualche anno al Coaching. Un mix di competenze che sa farmi apprezzare le opportunità offerte dalla trasformazione digitale in cui viviamo, ben consapevole dei rischi insiti in essa. Perché la onlife è come un salto con lo skateboard: potresti cadere, lo sai, ma è altrettanto vero che, con la giusta guida, potresti imparare a chiudere i trick più difficili.

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