Ci siamo, poche ore ed entrerà in vigore la nuova policy sulla privacy di WhatsApp, oggetto di non poche discussioni e polemiche negli ultimi mesi.
Da qualche tempo infatti WhatsApp ha cominciato ad avvisare gli utenti circa i cambiamenti che entreranno in vigore il prossimo 15 maggio.
Inizialmente la scadenza per accettare tali modifiche era stata fissata all’8 febbraio.
Ma viste le polemiche degli utenti è stata posticipata per far sì che questi potessero rivedere e comprendere al meglio i cambiamenti.
Un errore di comunicazione iniziale che è costato caro all’azienda.
Gli utenti più attenti, leggendo questa comunicazione alquanto criptica, hanno iniziato a temere che:
- la riservatezza della loro attività online potesse essere messa in pericolo;
- tale condivisione dati (data sharing) potesse minare la loro privacy.
Da qui per i più la decisione di passare ad altre App rivali, come Telegram e Signal.
Pronte ad accogliere i nuovi utenti “in fuga” rendendo disponibile, ad esempio, la funzionalità di esportare la cronologia di WhatsApp.
Basti pensare che Telegram negli ultimi tre mesi ha ottenuto oltre 100 milioni di nuovi utenti.
Ma il tempo stringe e a partire dal 15 maggio l’App chiederà a tutti gli utenti di accettare progressivamente i nuovi termini di utilizzo relativi alla privacy.
In caso di mancata accettazione, molte funzionalità dell’account potrebbero venire meno, rendendo di fatto difficile l’uso dell’App.
Non tanto nel non essere più in grado di ricevere chiamate e notifiche, ma soprattutto nel non poter più leggere i messaggi ricevuti o inviarne di nuovi.
Le doverose precisazioni di WhatsApp
Il 12 gennaio scorso WhatsApp, attraverso il proprio profilo Twitter, ha voluto precisare:
Il nostro aggiornamento dell’informativa non influisce sulla privacy dei tuoi messaggi con amici o familiari
Ribadendo che i messaggi privati continueranno comunque ad essere protetti dalla crittografia end-to-end.
Una crittografia che garantisce che le chat sono accessibili solo al mittente e al destinatario.
E che non consente in alcun modo a WhatsApp di leggere il contenuto dei messaggi o ascoltare le chiamate che gli utenti si scambiano.
In allegato al messaggio Twitter un’immagine in cui chiarisce che:
- Né WhatsApp né Facebook possono leggere i tuoi messaggi privati o ascoltare le tue chiamate;
- Non teniamo traccia delle persone che chiami o a cui invii messaggi;
- Né WhatsApp né Facebook possono vedere la posizione da te condivisa;
- WhatsApp non condivide i tuoi contatti con Facebook;
- I gruppi rimangono privati;
- Puoi attivare i messaggi effimeri;
- Puoi scaricare i tuoi dati.
Ma cerchiamo di capire cosa comporta accettare i nuovi termini d’uso e l’informativa privacy.
I nuovi termini d’uso e l’informativa privacy
L’intento di WhatsApp LLC, facente parte dal 2014 del gruppo Facebook Inc., è ampliare l’interazione tra l’App di messaggistica e le applicazioni delle altre aziende del gruppo, soprattutto Facebook e Instagram.
Con il fine di profilare meglio, e in modo più dettagliato, gli utenti e migliorare la loro esperienza nell’utilizzo delle App del gruppo medesimo.
Esiste però una notevole differenza tra la modifica dei termini e dell’informativa privacy di WhatsApp per gli utenti europei, protetti dal Regolamento Generale sulla protezione dei dati (GDPR), rispetto a quella rivolta agli utenti extraeuropei.
Per gli utenti extraeuropei che accettano la nuova informativa privacy, WhatsApp renderà obbligatoria la condivisione dei loro dati con l’azienda madre Facebook anche per scopi commerciali e di marketing.
Pertanto, Facebook, una volta analizzati i vari dati raccolti su WhatsApp, potrà sfruttarli per mostrare ai singoli utenti pubblicità personalizzate e annunci mirati basati sui loro specifici interessi ed abitudini.
Nel nostro caso, le nuove condizioni da accettare hanno principalmente lo scopo di fornire informazioni circa il servizio di WhatsApp Business, l’App di messaggistica pensata per le aziende e che permette di interagire con i propri clienti in maniera più diretta ed automatica.
L’obiettivo da perseguire sarà quello di rendere l’interazione tra privati e aziende più efficace, sicura e semplice.
Teniamo comunque presente che ad oggi vi sono già alcune informazioni, per scopi tecnici e di sicurezza, che WhatsApp comunica a Facebook.
Tra queste vi sono: numero di telefono e prefisso internazionale, versione dell’App e del sistema operativo, identificativi del dispositivo, informazioni di utilizzo, data di registrazione dell’account, tipo di funzioni utilizzate e loro frequenza di utilizzo, i dati delle transazioni (per esempio, nel caso di utilizzo di Facebook Pay o Shops in WhatsApp) e infine informazioni necessarie a promuovere la sicurezza, la protezione e l’integrità.
Il Regolamento Generale sulla protezione dei dati (GDPR)
Il GDPR è un regolamento europeo che limita fortemente il trasferimento di dati personali dei cittadini europei e ha come obiettivo quello di chiarire il modo in cui questi debbano essere utilizzati, raccolti e condivisi.
Con il fine ultimo di garantire una maggiore protezione dei dati e delle informazioni personali dei cittadini europei.
Poiché applicabile quando vi è un’organizzazione che offre beni o servizi a cittadini europei a prescindere dal fatto che l’organizzazione abbia o meno sede nell’Unione Europea lo è anche in questo caso.
Infatti sebbene la sede dell’azienda WhatsApp LLC. si trovi oggi a Menlo Park in California, ha anche una sede di riferimento per l’Europa a Dublino, denominata WhatsApp Ireland Limited.
Al giorno d’oggi quindi il GDPR tutela i cittadini europei ma non è detto che in futuro le cose possano cambiare.
Infatti sempre sul sito di WhatsApp, nella pagina “Sicurezza e Privacy” viene precisato che:
«Qualora in futuro decidessimo di condividere tali dati con le aziende di Facebook per questo scopo, lo faremo solo dopo aver raggiunto un accordo con la commissione per la protezione dei dati irlandese o IDPC (Irish Data Protection Commission) su un meccanismo che in futuro consenta tale utilizzo»
L’intervento dei Garanti per la Privacy
Come anticipato, l’annuncio iniziale, avvenuto a inizio 2021, non era molto chiaro e lasciava spazio a molte perplessità.
A confermarlo anche l’intervento del Garante italiano per la protezione dei dati personali che, lo scorso 14 gennaio, ha esplicitamente manifestato il proprio disappunto nei confronti dell’avviso comparso agli utenti dell’App:
«Il messaggio con il quale WhatsApp ha avvertito i propri utenti degli aggiornamenti che verranno apportati, dall’8 febbraio, nei termini di servizio – in particolare riguardo alla condivisione dei dati con altre società del gruppo – e la stessa informativa sul trattamento che verrà fatto dei loro dati personali, sono poco chiari e intelligibili e devono essere valutati attentamente alla luce della disciplina in materia di privacy»
Più recente invece l’annuncio del Garante per la privacy di Amburgo, Johannes Caspar, avvenuto lo scorso 13 aprile, con il quale indica di aver avviato un procedimento d’urgenza contro Facebook Ireland con l’obiettivo di adottare un ordine volto ad impedire la raccolta e l’elaborazione dei dati personali degli utenti di WhatsApp.
«WhatsApp viene utilizzato da quasi 60 milioni di persone in Germania ed è di gran lunga l’applicazione social più usata, anche più di Facebook. Diventa quindi ancora più importante garantire che il gran numero di utenti, che rende il servizio attraente per molte persone, non porti ad uno sfruttamento non autorizzato dei dati»
Nel frattempo, a ridosso della fatidica data, il Garante per la privacy di Amburgo ha bloccato in Germania la raccolta dei dati di WhatsApp.
«Dobbiamo prevenire i danni e gli svantaggi legati a una tale procedura condotta a scatola chiusa»
Facebook ha fatto sapere che la decisione è sbagliata perché si basa su un equivoco di interpretazione e non fermerà la pubblicazione e diffusione dei nuovi termini di servizio sulla privacy.
Non ci resta dunque che attendere cosa accadrà nelle prossime ore e nel frattempo qualcuno passerà ad altre App di messaggistica, altri avranno ancora dei dubbi e altri aspetteranno finché non sarà assolutamente necessario.