Si parla tanto dei nativi digitali, nati con e nella Rete dove vi si muovono con destrezza ma spesso inconsapevolmente.
Altrettanto ci si preoccupa dei nonni, analfabeti digitali disorientati da questo rapido sviluppo tecnologico sebbene consapevoli del valore della tecnologia.
Un valore ancora più chiaro durante la pandemia e l’inevitabile isolamento sociale vissuto.
Generazioni a confronto che anche nell’educazione digitale possono trovare un’occasione di apprendimento condiviso.
Sempre più ragazzi infatti contribuiscono ad insegnare ai nonni l’utilizzo pratico dei dispositivi digitali, a come fare per essere nonni smart in grado ad esempio di mandareun whatsapp o fare una videochiamata.
Nonni curiosi e interessati che, con la loro esperienza e i loro dubbi, possono aiutare i nipoti ad allenare quel pensiero critico indispensabile ad evitare i pericoli che si celano nel Web.
Abbiamo chiesto un parere ad Annalisa Pomilio fondatrice del blog Noi Nonni
“un luogo in cui ascoltare e raccontarsi, con la nuova consapevolezza del proprio ruolo che caratterizza i nonni di oggi, a cui spesso è affidato un compito molto importante, sia dal punto di vista pratico che da quello affettivo, nella vita delle giovani famiglie”
Lasciamo dunque a lei raccontarci la gioia e l’impegno di questo ruolo, nella famiglia e nella società.
Nonni di ieri, nonni di oggi
Orgogliosamente nonni. Forse è questa una delle definizioni più calzanti per i “nonni del terzo millennio”.
Così diversi dai loro nonni, quelli emersi dal ventennio fascista e da ben due lunghe guerre mondiali.
Allo stesso modo diversi dai loro genitori, i nonni dei loro figli, la generazione nata negli anni venti/trenta del secolo scorso, artefici del boom economico dell’Italia. Coloro che tanto avevano visto, tanto avevano lottato e che erano riusciti a raggiungere un certo benessere, conservando la ritrosia di chi se l’è conquistato passo passo, a partire dalle macerie e dalle distruzioni della guerra.
Noi nonni di oggi, i figli del “baby boom”, abbiamo ereditato la loro visione severa della vita, siamo i depositari di memorie che abbiamo cercato di trasmettere ai nostri figli e abbiamo lottato e lavorato per garantire loro la possibilità di studiare e di farsi avanti nella vita.
Ma abbiamo anche imparato a prenderci cura di noi stessi, abbiamo capito che la vita è “qui e ora”, che va vissuta in tutte le sue fasi e che ogni età ha i suoi problemi, ma anche i suoi regali, proprio come le stagioni.
È da questa consapevolezza che viene il nostro orgoglio. Un orgoglio che ci porta a essere curiosi e aperti verso il mondo anche in un’età in cui i nostri nonni e genitori erano ripiegati su se stessi e sembravano non si aspettarsi ancora molto dalla vita.
Certo, questo non significa che non abbiamo i nostri acciacchi, né che siano tutte rose e fiori!
Giovanili sì, ma la giovinezza è un’altra cosa, e di questo siamo ben consapevoli.
La nascita dei nipoti
Perciò viviamo la nascita dei nipotini non solo con la gioia infinita e il senso di rinnovamento che è sempre legato all’arrivo di una nuova vita.
La viviamo spesso con la gioia di chi spera di potersi “godere” i nipotini, di poter guardare il mondo con i loro occhi, di poter vivere nei loro ricordi.
Una piccola “promessa di immortalità” tutta umana, una possibilità di entrare in qualche modo in quel mondo che non vedremo, e che verrà forgiato dai bambini di oggi.
In quest’ottica, forse non è del tutto sbagliato il rimprovero che ogni tanto ci muovono i nostri figli: quello di voler avere nei nipoti “una seconda possibilità”, dopo esserci persi tante cose della loro infanzia.
Troppo assorbiti dal lavoro, impegnati a far fronte alle mille incombenze di una vita frenetica in cui è stato difficile conciliare lavoro e famiglia.
È un rimprovero che ha un fondo di verità, da un certo punto di vista.
Ora che i figli sono adulti e hanno a loro volta una famiglia, ci sembra di essere più rilassati, e di poter dedicare più tempo ed energie diverse ai nostri nipoti.
Energie diverse, anche perché slegate dalle responsabilità educative: ci sentiamo liberi, pronti a goderci ogni momento di questa nuova fase della vita, consapevoli del grande privilegio di poter seguire la crescita dei nipoti.
Ma pronti anche a imparare da loro.
I bambini sono degli straordinari maestri, per noi nonni, e spesso è proprio grazie a loro, con la loro guida, che impariamo ad accostarci alle nuove tecnologie, e riusciamo a sbirciare in quei mondi – i videogiochi, i social… – in cui loro sono immersi e che senza di loro ci rimarrebbero del tutto estranei.
Un valore per la famiglia
E dal lato dei figli? Noi nonni siamo… una fortuna! Alcuni economisti sostengono che, se si dovesse dare un valore economico ai “servizi” prestati dai nonni alle famiglie, ne verrebbe fuori uno stipendio. Non male, vero?
Non solo: senza i nonni, in Italia, altro che parlare di parità di genere!
Difficile per le mamme tornare a lavorare qualche mese dopo la nascita del bebè, senza avere l’appoggio dei nonni. Nidi insufficienti, in Italia, a coprire i bisogni; ma anche quando ci sono, bisogna mettere in preventivo le inevitabili malattie che sono frequenti nei bambini finché il loro sistema immunitario non si è rafforzato.
Naturalmente tra genitori e nonni ci possono essere tensioni, incomprensioni, casi in cui noi nonni siamo accusati di ingerenze eccessive, casi in cui… queste accuse hanno più di un fondo di verità.
Ma la realtà non cambia: il nostro contributo alla crescita dei nipoti è in molti casi fondamentale per la famiglia, in una dinamica e in una dialettica che, come in tutte le cose umane, può avere degli alti e dei bassi, e in cui ogni famiglia ha una storia a sé.
Nonni “nuovi”, dunque, per nipoti “nuovi”: nipoti già proiettati in quel futuro in cui non potremo seguirli, ma in cui porteranno un pezzetto di noi, nei loro ricordi, nella consapevolezza delle loro radici, nel sistema dei valori con cui affronteranno la vita e troveranno soluzioni ai problemi.
Un grande regalo reciproco, dunque, in un rapporto “circolare” intessuto d’amore che è la forza del legame tra nonni e nipoti.