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Il nomade digitale: come lavorare viaggiando

nomadi digitali
Tempo di lettura - 4 minuti

Nomade digitale. Non ingegnere, medico, avvocato, calciatore. Nessuna di quelle aspettative e desideri che un genitore costruisce nella propria mente su come vorrebbe che il figlio fosse.

Quante volte, oggigiorno, i ragazzi si trovano di fronte a genitori e nonni che chiedono continuamente delucidazioni sul lavoro svolto perchè non lo capiscono e, soprattutto, non lo sanno spiegare ad altri.

Basti pensare a chi ha scelto un lavoro nel mondo del digital: web writer, ghostwriter, copywriter, video maker, youtuber, SEO expert, content creator, graphic designer, traduttori, digital marketer, blogger, social media manager, virtual assistant etc.

Se a questo si aggiunge il desiderio e la possibilità di poter lavorare ovunque nel mondo, purchè in sicurezza, e senza vincoli di orari, la complessità nel dover spiegare anche lo stile di vita aumenta.

Un fenomeno, quello del nomadismo digitale, sempre piú in crescita soprattutto dopo che, grazie al lockdown, moltissimi di noi, piú o meno giovani, hanno potuto provare i vantaggi del lavoro da remoto.

Una dimostrazione per molti che, a fronte di obiettivi chiari, specifici e ben definiti, non è necessario trovarsi in un posto prestabilito per svolgere i propri compiti lavorativi.

Chi è il nomade digitale

A voler dare una definizione semplicistica possiamo pensare ai nomadi digitali come a una categoria di persone che svolgono i mestieri più disparati e in autonomia lavorano da remoto mantenendosi costantemente in viaggio e guadagnando indipendentemente dalle ore di lavoro che svolgono.

Un sogno dirai. Lavorare e viaggiare contemporaneamente.

Un sogno che per alcuni è realtà.

Cosa serve al nomade digitale? Un computer con una connessione a internet stabile e un mestiere che gli permetta di ottenere proventi per finanziare il loro viaggio.

Il luogo in cui si trova il nomade digitale? Non è rilevante per il tipo di attività che svolge. Sarà sufficiente un passaporto e, se richiesto dal governo del paese ospitante, un visto specifico (in Europa, se cittadini dell’area UE, ci si puó spostare lineramente).

In altre parole, libertà (di movimento e non solo) assoluta.

Un movimento, quello dei nomadi digitali, non ancora nella mentalità collettiva sebbene sempre più persone scelgono questo stile di vita. Secondo una sintesi dei dati pubblicati sul sito A Brother Abroad nello studio Global Digital Nomad sarebbero infatti 35 milioni le persone che hanno adottato questo stile di vita, con un valore economico collettivo di circa $ 787.000.000.000 USD.

Il mestiere del nomade digitale in Italia

La figura del nomade digitale è stata introdotta ufficialmente nel nostro ordinamento giuridico solo il 28 marzo 2022, all’interno dell’emendamento al Decreto “Sostegni-ter” (convertito in legge).

Trattasi di cittadini di un Paese terzo (extra-UE) che svolgono attività lavorativa altamente qualificata attraverso l’utilizzo di strumenti tecnologici che consentono di lavorare da remoto, in via autonoma (ovvero per un’impresa anche non residente nel territorio dello Stato italiano).

Il loro ingresso sarà consentito con un permesso di soggiorno della durata di un anno (prorogabile per un ulteriore anno ed estendibile al proprio nucleo familiare).

Purtroppo parliamo al futuro perchè, a distanza di un anno, non è ancora possibile richiedere un visto in Italia per nomadi digitali.

Manca infatti il decreto interministeriale, cui la normativa rinvia, per la fissazione degli aspetti di dettaglio, quali quelli riguardanti le modalità e i requisiti per il rilascio di tale permesso di soggiorno, i limiti minimi di reddito, le modalità necessarie per la verifica dell’attività lavorativa da svolgere.

Ne si hanno indicazioni su quando i Ministeri coinvolti nella pubblicazione rilasceranno questo nuovo decreto.

E mentre altri Paesi, UE ed extra-UE, sono già riusciti ad attrarre questi nomadi digitali e lavoratori da remoto, cercando di comprenderne esigenze, aspettative e criticità, l’Italia fa ancora fatica.

A chiarirci quanto lavoro debba essere ancora fatto in Italia per diventare attraenti e ospitali per i nomadi digitali ci ha pensato il sondaggio “Come Rendere l’Italia una Destinazione Attraente e Ospitale per Remote Worker e Nomadi Digitali” realizzato dall’Associazione Italiana Nomadi Digitali ETS con il contributo di Airbnb.

Un sondaggio a cui hanno risposto oltre 2200 remote worker e nomadi digitali provenienti da Paesi diversi del mondo.

Il Rapporto sul Nomadismo Digitale in Italia è disponibile sul sito ufficiale dell’Associazione Italiana Nomadi Digitali ETS.

Come si diventa nomadi digitali?

Per diventare nomadi digitali le strade da intraprendere sono sostanzialmente tre:

  • lavorare da remoto per un’azienda, quindi da dipendente (si pensi alle aziende distribuite, ovvero quelle che non hanno uffici fisici ma dipendenti sparpagliati per tutto il globo);
  • svolgere il lavoro in qualità di freelance, ovvero mettendo a disposizione le proprie competenze per portare a termine progetti di terzi in cambio di una retribuzione;
  • aprire un business on-line, vendendo prodotti, anche digitali, propri o di altri.

Uno stile di vita che consente di organizzare il lavoro in modo da stare al computer per una parte della giornata ed esplorare il luogo dove si è per il tempo rimanente.

Come scegliere la meta

Di solito i nomadi digitali prediligono luoghi economici, dove il costo della vita è molto più basso che nello stato d’origine, con climi caldi e dove c’è un’alta probabilità di incontrare altri lavoratori da remoto con cui poter stringere amicizie e collaborazioni lavorative.

Ecco perchè quando parliamo di nomadi digitali la prima meta che ci viene in mente è Bali, una delle capitali mondiali del nomadismo digitale. Un clima che consente di indossare infradito e costume tutto l’anno, con un ottimo compromesso tra qualità e costo della vita.

Tantissimi in tutta l’isola, soprattutto a Canggu e Ubud, i bar e ristoranti dedicati a chi lavora da remoto, oltre a veri e propri co-working space (ambienti di lavoro condivisi) che danno la possibilità di conoscere altre persone che stanno affrontando lo stesso percorso personale e professionale.

Bali non è però la sola meta disponibile.

Nomad List contiene tantissimi dati e informazioni riguardanti ad esempio il costo della vita, la temperatura,la sicurezza o la velocità di internet in migliaia di città in tutto il mondo.

Ma non solo. I co-working e co-living space disponibili in una specifica città, le recensioni e gli spostamenti degli altri membri della community, un punteggio in base al quale la destinazione viene posizionata prima o dopo nella classifica finale.

coworking space
Foto di Helena Lopes su Pexels

In attesa di una legislazione a livello europeo che armonizzi gli standard sul lavoro a distanza o le tutele per i lavoratori, sei tra quelli pronti a mollare tutto per unirti al popolo dei nomadi digitali?

Immagini collegate:

Antonella Bruzzone

Antonella Bruzzone

Founder del blog ConsapevolMente Connessi, Ingegnere Informatico appassionata di CyberSecurity approdata da qualche anno al Coaching. Un mix di competenze che sa farmi apprezzare le opportunità offerte dalla trasformazione digitale in cui viviamo, ben consapevole dei rischi insiti in essa. Perché la onlife è come un salto con lo skateboard: potresti cadere, lo sai, ma è altrettanto vero che, con la giusta guida, potresti imparare a chiudere i trick più difficili.

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