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La tendenza social del Body Shaming

body shaming
Tempo di lettura - 3 minuti

In questi giorni, oltre all’emergenza Covid, l’attenzione degli italiani è stata catalizzata dalla triste vicenda di body shaming che vede protagonista la giornalista Giovanna Botteri.

In inglese si chiama body shaming, in italiano derisione e ridicolizzazione, fino ad arrivare a vere e proprie sentenze giudicanti e non richieste per l’aspetto estetico (come si appare, come è il corpo, come ci si veste).

Spesso riguarda il peso (fat e skinny shaming). Secondo uno studio condotto da Nutrimente Onlus, associazione per la prevenzione e la cura dei disturbi alimentari, gli effetti sono soprattutto condizionamenti sull’autostima (45%), aumento dello stato d’ansia (43%) e scoraggiamenti (38%) in chi sta provando a mantenere una dieta sana ed equilibrata per tornare in forma.

Un fenomeno che nel corso dell’ultimo decennio ha trovato sfogo in nuovi canali di comunicazione, primo fra tutti i social network.
Una pratica che troppo spesso viene spacciata per pettegolezzo frivolo o per scherzo fine a se stesso e che vede come vittime soprattutto le donne.

Molti i personaggi famosi che hanno dovuto replicare a post offensivi sull’aspetto fisico. Le ministre Boldrini e Bellanova, Vanessa Incontrada, Lady Gaga, Elodie, Asia Argento, Jennifer Aniston, Ashley Graham, Jennifer Lawrence, Britney Spears, la ginnasta Alexa Morena, le atlete azzure del tiro con l’arco sono solo alcune.

La vittima questa volta è lei, Giovanna Botteri. La nota inviata Rai, colei che sceglie di mimetizzarsi con il chroma key background di Pechino, che quotidianamente ci aggiorna in merito all’andamento dell’epidemia da Covid-19 nel luogo in cui si è originata.

Pesantemente criticata sui social dagli haters, o cosiddetti “leoni da tastiera”, per il suo aspetto poco curato, la piega dei suoi capelli, i suoi abiti. Una gogna mediatica a cui purtroppo anche un servizio di Striscia la notizia ha fatto da cassa di risonanza.

giovanna botteri inviata rai da pechino

Una donna che ha fatto della sua professione una missione, semplice, essenziale e competente. Il volto televisivo che associamo agli eventi tra i più significativi della storia contemporanea: il crollo dell’Unione Sovietica, le guerre in Jugoslavia, in Kosovo, in Iraq (durante la seconda guerra del Golfo), il G8 di Genova.

La sua risposta, elegante e determinata, pubblicata in una lettera aperta sul sito dell’Usigrai, il Sindacato dei giornalisti Rai.

«Mi piacerebbe che l’intera vicenda, prescindendo completamente da me, potesse essere un momento di discussione vera, permettimi, anche aggressiva, sul rapporto con l’immagine che le giornaliste , quelle televisive soprattutto, hanno o dovrebbero avere secondo non si sa bene chi

Qui a Pechino sono sintonizzata sulla Bbc, considerata una delle migliori e più affidabili televisioni del mondo.

Le sue giornaliste sono giovani e vecchie, bianche, marroni, gialle e nere.
Belle e brutte, magre o ciccione. Con le rughe, culi, nasi orecchie grossi.

Ce n’è una che fa le previsioni senza una parte del braccio.

E nessuno fiata, nessuno dice niente, a casa ascoltano semplicemente quello che dicono.

Perché è l’unica cosa che conta, importa, e ci si aspetta da una giornalista.

A me piacerebbe che noi tutte spingessimo verso un obiettivo , minimo, come questo.

Per scardinare modelli stupidi, anacronistici, che non hanno piu’ ragione di esistere.

Non vorrei che un intervento sulla mia vicenda finisse per dare credibilità e serietà ad attacchi stupidi e inconsistenti che non la meritano.

Invece sarei felice se fosse una scusa per discutere e far discutere su cose importanti per noi, e soprattutto per le generazioni future di donne»

Giovanna Botteri

La triste verità è che nonostante l’emancipazione e l’indipendenza le donne continuano a dipende dal giudizio degli altri.

Che viviamo nella società dell’immagine, dei filtri e delle app rimuovi-imperfezioni. Una società che purtroppo spesso lascia indietro educazione e tolleranza.

Ricordiamo sempre che una parola ferisce, anche quando è virtuale.

Diamo peso alle parole anziché alle persone.

Immagini collegate:

Antonella Bruzzone

Antonella Bruzzone

Founder del blog ConsapevolMente Connessi, Ingegnere Informatico appassionata di CyberSecurity approdata da qualche anno al Coaching. Un mix di competenze che sa farmi apprezzare le opportunità offerte dalla trasformazione digitale in cui viviamo, ben consapevole dei rischi insiti in essa. Perché la onlife è come un salto con lo skateboard: potresti cadere, lo sai, ma è altrettanto vero che, con la giusta guida, potresti imparare a chiudere i trick più difficili.

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