È ormai sotto gli occhi di tutti noi come spesso si trascurino le regole di buona educazione e rispetto. Pre-requisiti del vivere comune, sia che si tratti della vita reale sia che si tratti di quella virtuale.
La comunicazione nella vita virtuale
Fin da bambini impariamo le regole che normano le relazioni della vita reale.Quelle stesse regole che spesso sembrano non valide in Rete.
La libertà di espressione e l’anonimato, che la caratterizzano, permettono a ciascuno di noi di esprimere opinioni e dissensi in modo molto più diretto. Spesso purtroppo con toni offensivi o inappropriati.
A questo si aggiunga il venir meno di alcune informazioni accessorie presenti invece nella comunicazione vis-a-vis: il tono e il timbro di voce, la velocità delle parole, lo sguardo, la postura, la gestualità, la mimica facciale etc.
Una “oralità scritta“, dove cioè la scrittura assume la forma della comunicazione orale.
Dove, per evitare fraintendimenti, dilagano gli emoticons (noti già ai tempi degli sms) e stickers e un abuso di segni di punteggiatura come punti esclamativi o punti di sospensione.
Il tutto con il solo obiettivo di inserire elementi espressivi nei testi scritti, trasmettendo emozioni e modificando la percezione che gli altri possono avere di noi e di quello che esprimiamo.
Le regole
Eppure le regole della comunicazione e della convivenza online esistono (seppur non siano obbligatorie) e sono conosciute con il termine “Netiquette“.
Unione del termine inglese “Net”, cioè Internet, e quello francese “Etiquette”, buona educazione.
Una vera e propria branca del Galateo dedicata alle comunicazioni virtuali, che come sappiamo possono avvenire tramite chat, email oppure newsgroup.
Regole dettate dal buon senso e condivisibili che spesso vengono ignorate. Tanto da imporre ad amministratori e moderatori di vigilare continuamente per assicurarsi che tutti gli utenti attivi sulla piattaforma rispettino i paletti imposti.
Con particolare attenzione al rispetto della privacy online, che non deve essere assolutamente lesa.
La loro formalizzazione nella RFC 1855 Netiquette Guidelines, di cui vi consiglio la lettura.
A completamento di queste vigono anche le regole fissate da chi fornisce l’accesso ai servizi di rete (provider, istituzione pubblica, datore di lavoro, ecc.) e quelle di chi è proprietario di un sito, profilo social, gruppo.
Soprattutto nel caso di brand che lavorano in determinati settori “sensibili”, oppure che vantano milioni di followers, avere una netiquette interna alla pagina o al sito può limitare i comportamenti sgraditi e soprattutto segnalare allo staff del social network gli utenti scorretti.
Infine come non menzionare Bill che, con le sue vignette, ci regala delle vere e proprie pillole di saggezza, indicazioni puntuali di quali sono i comportamenti ideali da avere nel mondo virtuale.
A mio avviso la regola cardine è molto semplice: prima di agire online bisognerebbe fermarsi un secondo e farsi domande del tipo “Come mi sentirei se questa azione fosse rivolta a me?”, “Sono in grado di dissentire senza litigare o ignorare atteggiamenti irrazionali o violenti?” oppure “Cosa accadrebbe se tutti gli altri utenti della rete facessero questa azione?”.
Suggerimento peraltro valido anche al di fuori della Rete.