Dopo quattro anni Charlie Brooker ritorna sugli schermi con la nuova serie distopica di Black Mirror. Cinque nuovi episodi per continuare a raccontarci la nostra ossessione per l’evoluzione digitale.
La serie sci-fi Netflix che non ha come obiettivo quello di demonizzare l’avanzamento tecnologico bensì cercare di farci riflettere, noi utilizzatori, sui comportamenti che teniamo nella nostra quotidianità.
Mostrandoci un futuro che non è poi così lontano.
Joan è terribile
L’episodio a mio avviso piú efficace di questa stagione è Joan è terribile (Joan is awful).
Diretto da Ally Pankiw e con un cast di eccezione: Annie Murphy, Salma Hayek, Michael Cera, Himesh Patel, Rob Delaney, Ben Barnes e, in parte, addirittura Cate Blanchett.
Joan (Anny Murphy) è una donna ordinaria, in equilibrio instabile tra vita lavorativa e vita privata.
Una donna che, come dice alla propria terapeuta, “non si sente protagonista della propria storia”.
Ed eccola cosí accontentata: Joan scopre su Streamberry (la piattaforma fittizia di streaming on-demand, corrispettivo di Netflix nello show) una nuova serie che ritrae proprio la sua vita, gli eventi che ha appena vissuto!
Uno show televisivo, con Salma Hayek nel ruolo della protagonista, in cui Joan viene rappresentata in una veste ancor piú cattiva.
Una vita documentata, grazie all’Intelligenza Artificiale quasi in tempo reale, dove il continuum di azioni va ad alimentare la serie con nuovi particolari.
Un’Intelligenza Artificiale generativa che, utilizzando deepfake di attori famosi che interpretano persone normali, è in grado in pochi minuti di creare contenuti personalizzati da utilizzare per l’intrattenimento.
Contenuti sapientemente tagliati su misura sui nostri gusti individuali.
Una frenesia mediatica che tiene tutti attaccati allo schermo per vedere come andrà a finire.
Tutto legale, tutto possibile: Joan, come ognuno di noi, in fase di sottoscrizione del servizio di Streamberry ha dato, in automatico e inconsapevolmente, il consenso al trattamento dei suoi dati personali.
Un contratto digitale che non leggiamo mai e scorriamo solo alla ricerca del tasto “Accetto” che ci consentirà di accedere al servizio.
La privacy “regalata”, in questo caso, in cambio di un servizio streaming.
Lo schermo nero
«Se la tecnologia è una droga – e lo sembra – allora quali sono esattamente gli effetti collaterali? Quest’area – tra piacere e disagio – è dove Black Mirror, la mia serie, si colloca. Lo “specchio nero” del titolo è quello che troverete su ogni muro, su ogni scrivania, nel palmo di ogni mano: lo schermo freddo e lucente di un televisore, un monitor, uno smartphone»
Charlie Brooker in un’intervista con il quotidiano britannico The Guardian
Ogni puntata inizia con uno specchio nero che si rompe.
Che sia lo schermo di un cellulare, di un computer, di un televisore poco importa.
Uno schermo che ci tiene sempre piú incollati, quasi a non poterne fare piú a meno.
Totalmente immersi in una realtà che non è reale (ma che lo sembra), estraniati da quello che ci circonda.
In attesa del nuovo suggerimento dell’algoritmo.