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Geolocalizzazione: quando lo smartphone ti pedina

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Tempo di lettura - 4 minuti

Geolocalizzazione significa poter trovare persone, animali, mezzi e cose in tempo reale e con un’ottima precisione.

Esistono diverse tecnologie di geolocalizzazione, basate su architetture tecnologiche che presentano differenze nei modo e nei risultati.

Abbiamo assistito ad una accesa discussione in merito alla sua applicazione sui veicoli e smartphone aziendali, oggetto di diverse pronunce da parte dell’Autorità Garante in ragione del possibile configurarsi della fattispecie del “controllo a distanza”, come tale vietato dallo Statuto dei diritti dei lavoratori.

Così come è stato ampiamente trattato in merito alla sua utilità nelle situazioni di emergenza. Come nel caso del ritrovamento del corpo del turista francese Simon Gautier dopo 9 giorni di ricerche avvenuto lo scorso agosto. Cosa avrebbe potuto aiutare i soccorritori a localizzare in modo preciso il ragazzo, consentendogli forse di salvargli la vita?

In questo contesto affronteremo il caso in cui tali tecnologie siano integrate nei dispositivi mobili (Android, iOS), permettendo dunque di determinare la posizione geografica di una persona in base, ad esempio, al suo smartphone.

Tra queste ricordiamo la localizzazione tramite:

  • GPS (Global Position System);
  • le celle della rete telefonica cellulare;
  • Wi-Fi / WLAN;
  • l’indirizzo IP della propria rete Internet.

Possibili impieghi

Ciascuno di noi conosce la vasta gamma di possibili impieghi della geolocalizzazione su smartphone, quali ad esempio:

  • Come navigatore satellitare. A piedi, in bici o in auto, applicazioni come Mappe o Google Maps ci forniscono indicazioni stradali per raggiungere un certo punto;
  • Tenere traccia dei percorsi dei nostri allenamenti se siamo dei runners o walkers. Diverse applicazioni registrano la nostra sessione di corsa o più semplicemente altre contano i passi percorsi in una giornata;
  • Fornirci indicazioni precise sui servizi e negozi della zona in cui ci troviamo (e a seguire chiederci di lasciare una recensione);
  • Individuare e monitorare il nostro telefono in caso di smarrimento o furto;
  • Registrare automaticamente il luogo di una foto scattata o di un post condiviso sui social.

Ogni luogo che visitiamo viene dunque tracciato tramite il GPS o la connessione Wi-Fi e spesso le app installate sui nostri smartphone conservano questi dati.

Secondo una ricerca del 2015 della School of Computer Science della Carnegie Mellon University in USA, le applicazioni che abbiamo installato sui nostri smartphone trasmettono la nostra posizione 358 volte al giorno. Circa ogni due minuti. Anche se non necessario.
Una sorta di convivenza con il Grande Fratello che siamo stati noi stessi ad autorizzare, in modo più o meno consapevole e con più o meno chiare informazioni sul trattamento dei nostri dati da parte dei proprietari delle app.

Limitare i danni della pervasività di strumenti tecnologici di uso quotidiano, come i dispositivi mobili di nuova generazione, è possibile.
Dobbiamo iniziare a prendere confidenza con le Impostazioni dello smartphone e in particolar modo con le impostazioni di privacy delle applicazioni.

Servizi di geolocalizzazione di Google

Lo stesso Google dispone di una serie di servizi basati sulla posizione geografica, il cui trattamento è riportato nella ” MODALITÀ DI TRATTAMENTO DELLE INFORMAZIONI SULLA POSIZIONE DA PARTE DI GOOGLE“.

Tra questi ricordiamo:

  • Precisione della geolocalizzazione per i dispositivi Android (ovvero i Servizi di geolocalizzazione di Google), per ottenere una posizione più precisa per il nostro smarphone (utile soprattutto nei casi di emergenza);
  • Cronologia delle posizioni per il nostro Account Google, per vedere e gestire i luoghi che abbiamo visitato con il nostro smartphone;
  • Condivisione della posizione per Google Maps, per consentire ad altri di vedere la posizione del nostro smartphone;
  • Family Tracking, per localizzare i nostri familiari in tempo reale grazie all’app Google Family Link (analoga alla nota app Life360)

Geolocalizzazione in caso di emergenza

Il servizio sicuramente più utile è quello che prevede di inviare la posizione più precisa per il nostro smartphone in caso di emergenza.

Funzioni incorporate negli smartphone

La tecnologia esiste e si tratta di sistemi di geolocalizzazione per le emergenze installati direttamente sugli smartphone: l’ELS (Emergency Location Service) per Android e l’AML (Advanced Mobile Location) per gli iPhone.

Sistemi che dovranno essere operativi anche in Italia entro il 2020, come da direttiva dell’Unione Europea.

Con ELS/AML basta solo far partire la telefonata di emergenza. Non si tratta di un’app, bensì di una funzione incorporata nel telefonino.

Quando parte una chiamata a un numero di emergenza (il 112 in Europa, il 911 negli Usa e così via), lo smartphone attiva il GPS e/o il Wi-Fi per individuare la posizione esatta da cui viene generata. Rilevate le coordinate, esse vengono inviate automaticamente con un SMS al numero di soccorso. Dopo 30 secondi il software disattiva GPS e Wi-Fi.

Serve però una piattaforma in grado di ricevere i dati e di inoltrarli ai soccorritori, ed è proprio quella che manca all’Italia.

Infatti, benché i sistemi operativi iOS e Android abbiano incorporata la funzione (AML per iPhone da marzo 2018, iOS versione 11.3; ELS dal giugno 2016 su Android Ics 4.0), al momento in Italia non sono utilizzabili perché non trovano il «risponditore» capace di captare i dati inviati dal telefonino e inoltrarli ai servizi di soccorso.

Ad oggi il servizio è attivo nell’Unione Europea in Austria, Belgio, Regno Unito, Olanda, Finlandia, Irlanda, Lituania, Estonia e Slovenia. Fuori dall’Unione Europea è possibile utilizzarlo in Norvegia, Islanda, Moldavia, Emirati Arabi Uniti, Nuova Zelanda e Stati Uniti.

Applicazioni per smartphone

Nell’attesa, possiamo usare come alternative due applicazioni per smartphone in grado di inviare la nostra posizione alle centrali dei servizi di emergenza:

  • Where are U, gratuita e funziona in tutte le aree dove è attivo il numero unico di emergenza 112, anch’esso obbligatorio a livello europeo ma che non tutte le Regioni hanno ancora adottato.
  • GeoResQ gestita dal Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico (Cnsas) e promossa dal Club alpino italiano (Cai). L’app prevede un abbonamento annuale di 24,4 € ed è gratuita per i soci Cai

Lo smartphone ha sicuramente modificato la nostra vita e il nostro modo di comunicare ma sarebbe folle rinunciare a tutti quei servizi utili che ci offre.
Dobbiamo solo imparare a usarlo senza ossessioni, ma con un po’ più di consapevolezza.

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Antonella Bruzzone

Antonella Bruzzone

Founder del blog ConsapevolMente Connessi, Ingegnere Informatico appassionata di CyberSecurity approdata da qualche anno al Coaching. Un mix di competenze che sa farmi apprezzare le opportunità offerte dalla trasformazione digitale in cui viviamo, ben consapevole dei rischi insiti in essa. Perché la onlife è come un salto con lo skateboard: potresti cadere, lo sai, ma è altrettanto vero che, con la giusta guida, potresti imparare a chiudere i trick più difficili.

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