In questi giorni di isolamento è difficile non annoiarsi. Eccoci dunque dedicare più tempo del solito ai videogiochi online e a tutti i servizi di streaming disponibili. Alcuni gratuiti anche grazie anche alla solidarietà digitale.
Attività in Rete che inevitabilmente hanno impatti sul traffico Internet.
«Abbiamo registrato un aumento di oltre il 70% del traffico Internet sulla nostra rete fissa, con un grande contributo da giochi online come Fortnite»
Luigi Gubitosi – Amministratore Delegato di Telecom Italia SpA
I videogiochi per sconfiggere la noia
Un contributo importante a questo incremento parrebbe dunque non provenire dallo smart-working usato dalle aziende, bensì dai videogiochi online come “Fortnite” e “Call of Duty“. Videogiochi molto attrattivi, grazie anche al coinvolgimento di più giocatori provenienti da qualsiasi parte del mondo, che di fatto:
- occupano più larghezza di banda rispetto ai programmi di business e alle app di videoconferenza utilizzate da chi lavora da casa;
- possono evidenziare picchi di banda durante la corsa al download degli ultimi aggiornamenti, pesanti anche 25 gigabyte.
Con rallentamenti per tutti gli altri.
In testa agli acquisti in questo periodo ritroviamo comunque Fifa 20 mentre in forte risalita Nba 2k20, dedicato al campionato di basket statunitense, e F1 2019 sul mondo dei motori.
Sicuramente però quello ad aver beneficiato per primo del Covid-19 è stato Plague.inc, il videogioco che simula in maniera molto originale la diffusione di un virus.
Dopo un iniziale boom di vendite, e le doverose precisazioni rispetto alle similitudini con l’attuale emergenza sanitaria, la app è ancora oggi tra le più scaricate in Italia per sistemi iOs (prima nella categoria giochi a pagamento anche il 15 marzo).
Gli impatti sul traffico Internet
I videogiochi da una parte, le lezioni streaming per l’attività fisica quotidiana, i sistemi di videoconferenza e i servizi streaming di intrattenimento (come Netflix o Amazon Prime Video) dall’altra.
Da un’analisi comparativa del traffico tra i mesi di febbraio e marzo 2020 la svedese Telia Carrier, che gestisce una delle più grandi reti in fibra intercontinentale del mondo, evidenzia che:
- l’ora esatta del picco non si sta muovendo in modo significativo, mentre gli stessi periodi di picco vicini al 90% si allungano con una distribuzione molto più uniforme durante il giorno;
- le ore diurne, nella fascia oraria dlle 08:00 alle 17:00, rappresentano la crescita maggiore, in linea con ciò che ci si aspetta da gran parte del mondo che lavora e consuma contenuti da casa.

«Tutti i grandi attori del mercato delle videoconferenze hanno chiesto aggiornamenti della larghezza di banda negli ultimi 10 giorni e alcuni chiedono un aumento di cinque volte»
Mattias Fridstroem – vicepresidente di Telia Carrier
Tutte le società di servizi legati al mondo di Internet (Internet Service Provider ISP) si stanno dunque confrontando con una grande sfida, aumentare la capacità della rete per far fronte all’enorme richiesta di traffico extra.
Azioni per ridurre i consumi
Sull’altro fronte si rende necessario tagliare i consumi ove possibile.
Da qui la richiesta fatta dalla Unione Europea, nella persona di Thierry Breton, il Commissario per il Digitale.
Una richiesta rivolta non solo alle piattaforme streaming ma anche a tutti noi utenti, in cui viene chiesto di usare meno dati mobili e, quando possibile, qualità di riproduzione più bassa.
Ecco perché Netflix ha ridotto il bitrate del suo streaming di un 25% e la riproduzione di contenuti in SD invece che in HD. Al momento per 30 giorni e solo in Europa.
Anche Disney+ ha annunciato che ridurrà del 25% il consumo di banda della piattaforma streaming, ritardando inoltre in Francia il lancio del servizio inizialmente previsto per il 24 marzo.
Anche i produttori di videogiochi hanno accolto la richiesta, ridimensionando gli aggiornamenti. Basti pensare che l’ultimo aggiornamento di Fortnite, il 12.30, ha una dimensione contenuta (meno di 4 gigabyte) e ci traghetterà verso la fine della Stagione 2 e l’inizio della tanto attesa Stagione 3.
La spinta allo sviluppo tanto atteso delle reti a banda ultra larga
Con lo spostamento online di gran parte del nostro tempo e delle nostre attività quotidiane, ludiche o meno, sono risultati evidenti i problemi importanti di connettività presenti in alcune parti d’Italia.
Siamo una nazione dove ancora la maggioranza delle infrastrutture si basa sull’utilizzo di fibra mista rame, spesso in condizioni lontane da quelle ottimali.
Secondo dati Agcom (Autorità garante delle comunicazioni), aggiornati a ottobre 2019, circa il 35% degli italiani non è coperto ancora da una rete ottimale per l’accesso a internet (almeno 100 Megabit) e almeno il 5% è di sicuro in digital divide, ossia escluso anche dalle connessioni Adsl di livello base.
Questo ha portato il Governo a dedicare un articolo del decreto Cura Italia (art.82) indicando le “Misure destinate agli operatori che forniscono reti e servizi di comunicazioni elettroniche”.

«Il decreto sembra proprio andare incontro a quanto da noi segnalato perché ribadisce che le aziende del nostro settore sono di pubblica utilità, come quelle di luce, acqua e gas; e hanno quindi diritto a lavorare, nel rispetto delle norme igienico-sanitarie, anche in situazione di emergenza»
Giuliano Peritore – presidente dell’Associazione Italiana Internet Provider (AIIP)
Tra gli obiettivi, accelerare i lavori nei cantieri in corso e attivarne di nuovi al fine di potenziare le infrastrutture e fornire servizi di connettività garantiti in grado di fare fronte alle impennate di traffico che si stanno verificando in questi giorni.
Non solo tenere in piedi le reti dunque ma anche, dove possibile, potenziarle.
Mettendo da parte quella “burocrazia” che ha determinato anni di ritardo sullo sviluppo del piano banda ultra larga (BUL) finanziato con fondi pubblici e fino ad oggi in gran parte inattuato.
In questi giorni le discussioni vertono su ipotesi di emendamenti all’art.82 che limiterebbero il diritto dei clienti finali di cambiare fornitore di rete e servizi di comunicazione elettronica.
«Limitare la possibilità di cambiare fornitore significa impedire al cliente di poter scegliere un servizio qualitativamente superiore proprio ora che – in ragione delle misure di contenimento del virus quali smart working, etc. – ne ha particolare necessità, o impedire al cliente di valersi di un servizio analogo ma a condizioni economiche più vantaggiose, proprio ora che c’è una situazione di generalizzata contrazione delle disponibilità economiche sia per le famiglie che per le imprese»
Associazione Italiana Internet Provider (AIIP)
Un occhio fisso al presente dunque, a limitare i danni, a non lasciare indietro nessuno, ma con l’altro rivolto al futuro.
Per una ripartenza necessaria, basata anche sull’uso intelligente dell’innovazione tecnologica e della trasformazione digitale.
«Stiamo facendo pace col Game, con la civiltà digitale: l’abbiamo fondata, poi abbiamo iniziato a odiarla e adesso stiamo facendo pace con lei. La gente, a tutti i livelli, sta maturando un senso di fiducia, consuetudine e gratitudine per gli strumenti digitali che si depositerà sul comune sentire e non se ne andrà più. Una delle utopie portanti della rivoluzione digitale era che gli strumenti digitali diventassero un’estensione quasi biologica dei nostri corpi e non delle protesi artificiali che limitavano il nostro essere umani: l’utopia sta diventando prassi quotidiana. In poche settimane copriremo un ritardo che stavamo cumulando per eccesso di nostalgia, timore, sospetto o semplice fighetteria intellettuale. Ci ritroveremo tra le mani una civiltà amica che riusciremo meglio a correggere perché lo faremo senza risentimento»
Alessandro Baricco – Virus: è arrivato il momento dell’audacia