Un giorno, per puro caso, mentre navigavo il news feed di un social network, la mia attenzione venne catturata dall’immagine di Spotty, il personaggio inventato da Eric Hill negli anni Ottanta.
I ricordi di bambina fecero improvvisamente capolino nella mia mente e decisi di leggere il copy che accompagnava l’immagine.
Fu così che scoprii una ragazza che per hobby legge libri per bambini e per ragazzi e svolge attività di promozione alla lettura (come i tornei di lettura) nelle Scuole Secondarie di Primo Grado.
Fu allora che decisi di voler conoscere Francesca Fughelli e il suo straordinario progetto Libringioco.
È bastata una telefonata e l’entusiasmo di entrambe ha dato vita a questa nuova collaborazione.
Durante una mia intervista abbiamo approfondito quella che è la mission del blog ConsapevolMente Connessi e le ho chiesto di diventare una creator della nostra rubrica Libri da leggere.
Ma ora bando ai preamboli, e veniamo al dunque!
Iniziamo questa nuova esperienza e lasciamo la parola a Francesca che, per iniziare, non poteva che scegliere un argomento di grande attualità che abbiamo il dovere di insegnare ai nostri ragazzi, il mondo fake.
Per farlo, la scelta è ricaduta sul libro “Fake non è vero ma ci credo” di Daniele Aristarco, edito da Einaudi Ragazzi con illustrazioni di Giancarlo Ascari e Pia Valentinis.
Introduzione
«I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel. È l’invasione degli imbecilli».
Parola di Umberto Eco, uno che di buona e cattiva comunicazione se ne intendeva.
Una delle attività sui social in cui gli imbecilli eccellono è senz’altro la condivisione di fake news, notizie false che fanno leva su impreparazione, pregiudizi e sentimenti “di pancia”, come rabbia, odio o compassione.
Confezionate da esperti di comunicazione digitale, le fake news sono date in pasto alla Rete solo e soltanto per stimolare click e generare profitti. Con l’aiuto degli imbecilli, appunto.
“Fake non è vero ma ci credo”, di Daniele Aristarco, è un libro che spiega ai ragazzi come funzionano le cosiddette bufale e quali sono gli strumenti per smascherare le bugie in Rete.
Le fake news sono sempre esistite e l’autore fa una carrellata di bufale storiche, alimentate dal passaparola o addirittura dai mezzi d’informazione.
La parola all’autore
«Con i miei libri cerco di raccontare ai ragazzi che la realtà si può modificare, A volte disubbidendo alle ingiustizie oppure cercando di realizzare i sogni che si fanno.
Mi sono chiesto cosa succede però quando la realtà viene manipolata e i giovani cominciano a muoversi in un mondo che è fumoso, complesso, dove tutto sembra reale e forse nulla lo è.
Il fenomeno delle fake news racconta questo, racconta di questo momento di difficoltà che la nostra società ha nel distinguere il vero dal falso.
Con Fake ho cercato di raccontare che questa manipolazione è storia antica. Dalle origini del mondo ogni racconto contiene una certa quantità di menzogne e non tutte sono necessariamente negative.
A volte una parte della menzogna serve per rendere più gustoso un racconto. Altre volte, invece, ci piace credere ai miti…
Il fenomeno però recente, quello delle fake news, ha un aspetto più inquietante cioè la velocità con la quale queste notizie false, inventate e messe in giro come se fossero vere, possono facilmente essere comunicate, diffondersi e soprattutto incidere sulle scelte dei ragazzi, sulle motivazioni, sui sogni, sui progetti, sulle intenzioni»
Daniele Aristarco per RaiPlay
La trama di “Fake non è vero ma ci credo”
Il libro è aperto e chiuso da una storia, quella di Quesalid: un giovane ragazzo che vive in una tribù del Nord America. Perplesso in merito agli stregoni e ai riti di stregoneria che lo circondano.
Sarà proprio questa sua perplessità a spingerlo a partire per un viaggio alla ricerca della verità. Un viaggio che lo porterà a voler diventare uno stregone e scoprirne i trucchi.
Si rende conto che pur sapendo che è tutto falso quello che sta facendo, le persone ci credono e guariscono con le sue cure da falso stregone.
Solo così capirà che l’unico modo per scoprire la verità è confrontarsi con la menzogna e che l’umanità ha bisogno di sogni, anche delle menzogne, per sopravvivere.
Nel mezzo di questa avventura, come su un palcoscenico, vengono riproposte alcune bufale storiche e fake attuali.
Ma quali sono i motivi che ci spingono a raccontare menzogne e, soprattutto, a crederci?
Proprio questa è la domanda a cui cerca di dare una risposta il libro “Fake non è vero ma ci credo” di Daniele Aristarco.
A volte le bufale fanno leva su emozioni forti, come la commozione per un lutto. È il caso delle fake news che ancora circolano tra i fan di Elvis Presley e Michael Jackson, che li vorrebbero vivi e vegeti su un’isola sconosciuta. In questi casi, chi ha messo in Rete queste bugie lo ha fatto per ottenere dei click (clickbait) e aumentare i proventi pubblicitari.
Spesso i mass media hanno diffuso notizie false per attirare l’attenzione su determinati luoghi e suscitare curiosità. È stato il caso degli avvistamenti degli Ufo che si sono susseguiti in Texas dagli anni ’50 ai ’90 o degli avvistamenti di Nessie, il mostro di Loch Ness, che sono stati fabbricati ad arte negli anni Trenta e vengono periodicamente riproposti.
Altre volte le fake news sono confezionate apposta per attirare i complottisti. Da più di cinquant’anni i sostenitori della Moon Hoax (la frottola lunare) sostengono che lo sbarco sulla Luna non sia mai avvenuto.
Spesso le fake news sono servite per alimentare i pregiudizi e l’odio e manipolare l’opinione pubblica a proprio vantaggio. È il caso del finto attacco della Polonia ai tedeschi apparso sui giornali nazisti per giustificare l’invasione dello Stato. Oppure di tante fake news che agitano gli animi sui social sulla cosiddetta invasione di extracomunitari.
Infine c’è chi realizza bufale per approfittarsi della credulità delle persone. Vi ricordate i venditori di rimedi tanto miracolosi quanto inutili che si vedono nei film sul Far West? Cosa credete che facciano maghi, fattucchiere, astrologi e venditori di prodotti che promettono di dimagrire senza dieta e senza movimento?
A fattor comune sicuramente la nostra smaniosa ricerca di trovare risposte facili a problemi complessi.
Come difendersi dalle fake news?
Cosa ci ha insegnato “Fake, non è vero ma ci credo” di Daniele Aristarco?
Sicuramente che difendersi dalle fake news è possibile, con qualche piccolo accorgimento:
- Studiamo, leggiamo, informiamoci. Più alto è il livello di consapevolezza, maggiore è la possibilità di riconoscere gli imbrogli in Rete e di difendersi dalle bufale.
- Valutiamo l’affidabilità della testata giornalistica, del sito internet, della pagina Facebook che ha postato la notizia.
- Cerchiamo informazioni sull’autore, se la notizia è firmata.
- Guardiamo se e come è trattata la stessa notizia da fonti diverse.
- Chiediamoci sempre chi ci guadagna.
Come comportarsi in caso di una fake news?
- Non condividiamola. Basta dire “Magari non è vero, ma la posto perché non si sa mai!” Fermiamo insieme l’ondata delle bugie!
- Se siamo ferrati sull’argomento, possiamo fare un’operazione di debunking, cioè possiamo smontare la bugia con affermazioni vere, dimostrabili e convincenti.
E infine ricorda sempre, la verità è una ricerca che va fatta insieme, ragazzi ed adulti, prestando la massima attenzione, .
Pronti anche a confrontarsi con la complessità della realtà.
Scheda editoriale
Titolo: “Fake, non è vero ma ci credo”
Autore: Daniele Aristarco
Casa editrice: Einaudi Ragazzi
Età di lettura: 12+
Chi è Francesca Fughelli
Ciao! Mi chiamo Francesca e sono book blogger per passione e bibliotecaria di mestiere.
Per 10 anni ho lavorato nella sala ragazzi di una biblioteca pubblica e mi sono occupata di promozione alla lettura per bambini e ragazzi, anche online. Il mio blog Libringioco è nato proprio da quella esperienza e dal desiderio di parlare di libri, intervistare autori, raccontare iniziative e segnalare uscite interessanti.
Ora sono responsabile del settore moderno della BUB – Biblioteca Universitaria di Bologna, la più antica Biblioteca della mia città e seguo la comunicazione online e offline della BUB e delle istituzioni in rete: l’Archivio Storico dell’Università di Bologna e il Centro Internazionale di Studi Umanistici “Umberto Eco”.
Continuo a leggere libri per bambini e per ragazzi e a svolgere attività di promozione alla lettura nelle Scuole Secondarie di Primo Grado, le medie insomma.
Nel tempo libero scrivo, cucino e vado a zonzo col mio cane, Sofia.
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