La Didattica a Distanza (DaD), il lockdown e le poche relazioni sociali dei ragazzi hanno innegabilmente incrementato gli episodi di cyberbullismo.
Un contesto nuovo, sia dal punto di vista sociale che a livello formativo, che tra le tante opportunità offerte ha, nostro malgrado, concretizzato anche reati.
Tra questi soprattutto il cyberbullismo che, grazie alla maggiore pervasività del digitale, è divenuto endemico all’interno delle videolezioni previste in DaD.
Un digitale che rende più semplice trasmettere minacce o veicolare violenze di natura psicologica, il cui effetto primario è quello di indurre le vittime a isolarsi e a chiudersi in sé stessi.
I fatti di cronaca non fanno altro che riportarci di incursioni che vanno dal turpiloquio, alla minaccia, alla diffusione del materiale pornografico e/o pedopornografico o di foto, di docenti e compagni, che opportunamente manipolate vengono fatte circolare.
Non solo cyberbullismo dunque, ma anche hating, deepnude e revenge porn. Temi tristemente attuali.
Qualche dato sulla diffusione del fenomeno
I numeri di una ricerca condotta lo scorso dicembre dall’Associazione Dipendenze Tecnologiche, Gap e Cyberbullismo (Di.Te) col portale Skuola.net parla chiaro.
Su un campione di 3.115 studenti (tra gli 11 e 19 anni) intervistati:
– 2 su 5 hanno assistito a prese in giro nei confronti degli insegnanti;
– 1 su 5 verso altri compagni;
– 1 su 8 ne è stato vittima;
– il 68% si è chiuso in se stesso.
«I casi nell’ultimo anno sono quasi raddoppiati la sovraesposizione ai device, la didattica a distanza, l’isolamento, la mancanza di attività ricreative e di sport hanno aumentato la frequenza di questi episodi. Soprattutto ora che l’accesso alla rete avviene intorno ai 10 anni e il primo smartphone viene regalato intorno ai 9: decisamente troppo presto. Si verifica quindi che i più piccoli inizino a prendere in giro i coetanei e i più grandi facciano ghosting, revenge porn, manipolando foto e video e ripubblicandoli sui social. Senza considerare la gravità del fatto che queste immagini possono rimanere nel web per sempre»
Professor Giuseppe Lavenia, psicologo e psicoterapeuta, Presidente dell’ Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo (Di.Te)
Ma non dimentichiamo che sebbene le aule siano virtuali, gli insegnanti continuano ad avere gli stessi obblighi giuridici, finalizzati alla corretta educazione dei ragazzi.
Gli interventi del Miur e del legislatore
Sia il legislatore che il Ministero dell’istruzione (Miur) sono impegnati da anni sul fronte della prevenzione del fenomeno del bullismo e del cyberbullismo e più in generale, di ogni forma di violenza:
- la Legge 107 del 2015 (detta anche Buona Scuola) ha introdotto, tra gli obiettivi formativi prioritari, lo sviluppo di competenze digitali negli studenti per un uso critico e consapevole dei social network e dei media. Lo sviluppo è declinato dal Piano Nazionale per la Scuola Digitale ed è pensato per estendere il concetto di scuola dal luogo fisico a spazi di apprendimento virtuali;
- la Legge 71 del 2017 (Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione ed il contrasto del fenomeno del cyberbullismo), dedicata a Carolina Picchio, la sedicenne che ha deciso di togliersi la vita a seguito di atti di cyberbullismo nei suoi confronti, ha come obiettivo strategico quello di contrastare il fenomeno del cyberbullismo in tutte le sue manifestazioni e presentarsi con un doppio profilo: sanzionatorio e formativo. Una legge che fatica ancora a trovare concreta applicazione all’interno degli istituti scolastici.
- il recente aggiornamento 2021 delle Linee Guida per la prevenzione e il contrasto del Bullismo e Cyberbullismo (Decreto ministeriale 18 del 13 gennaio 2021 emanato con nota 482 del 18 febbraio 2021) consente a dirigenti, docenti e operatori scolastici di comprendere, ridurre e contrastare i fenomeni negativi che colpiscono i nostri ragazzi, con nuovi strumenti di comprovata evidenza scientifica.
Per approfondire l’argomento ho posto alcune domande a chi vive quotidianamente con i ragazzi ed è impegnato in prima persona a contrastare questi fenomeni, Ivano Zoppi:
- Presidente della Cooperativa sociale Pepita onlus, associazione che da anni si occupa della realizzazione di interventi di prevenzione del disagio adolescenziale e giovanile;
- Segretario Generale di Fondazione Carolina, fondazione che aiuta a non usare Internet in maniera distorta e inconsapevole.
Intervista a Ivano Zoppi di Fondazione Carolina
Quasi un anno fa Fondazione Carolina, in collaborazione con Pepita Onlus, ha lanciato la campagna #Primaclasse, un insieme di regole per affrontare al meglio la didattica on line, nel rispetto dei professori e dei compagni di classe. Cosa è cambiato da allora, visto anche il protrarsi della DaD?
Non molto direi, anzi la situazione sembra essere peggiorata.
Fondazione Carolina, nel periodo pre-lockdown riceveva circa 50/60 segnalazioni al mese di atti prevaricatori in rete (cyberbullismo, stalking, etc).
Da marzo dello scorso anno il numero è arrivato a sfiorare, e talvolta superare, quota 300.
Se guardiamo lo spaccato di questi dati notiamo che c’è stato un aumento di situazioni legate alla DaD.
Mi riferisco in particolare alle azioni rivolte ai docenti: faccio uno screen del docente che è in video, lo riempio di stickers e di insulti e questa foto la condivido nel gruppi Whatsapp di classe.
Sono aumentati anche i fenomeni cosiddetti di zoombombing, cioè di azioni di disturbo e di invasione delle lezioni da parte di esterni.
Anche a noi, durante un paio di nostri interventi di formazione, è capitato che ci fossero degli estranei collegati e che tentassero in tutti i modi di disturbare il nostro lavoro.
C’è da dire che è mancato un “controllo” da parte dei genitori su quello che i figli facevano durante il loro tempo “connesso”.
Da una ricerca condotta a dicembre scorso dall’associazione Di.Te. col portale Skuola.net e il dipartimento di Ingegneria informatica dell’Università Politecnica delle Marche su un campione di 3.115 studenti (tra gli 11 e 19 anni) intervistati, 1 su 8 dichiara di essere stato vittima di cyberbullismo o preso in giro durante le lezioni online. Un fenomeno, quello del cyberbullismo in DaD in continuo aumento. Come spieghi questo dato e cosa possono fare genitori e comunità educante per contrastarlo?
Il fenomeno si spiega principalmente per questi motivi:
- L’elevata esposizione temporale ai media che ha generato un aumento delle occasioni in cui realizzare azioni scorrette in rete.
- La mancanza di controllo da parte degli adulti (genitori soprattutto).
- La percezione che ancora esiste nei ragazzi di una netta separazione tra vita digitale e vita reale. Sappiamo bene che questa distinzione non ha più senso e occorre rendere i ragazzi consapevoli del fatto che tutto quanto accade nella vita digitale ha sempre e comunque delle conseguenze nella vita reale. La storia di Carolina ci insegna proprio questo: occorre comprendere come un filmato condiviso senza consenso, un messaggio che contiene parole offensive sono strumenti che possono fare del male nella vita reale.
Le parole fanno più male delle botte
Carolina Picchio
Recentemente è stato pubblicato l’aggiornamento 2021 delle Linee Guida per la prevenzione e il contrasto del Bullismo e Cyberbullismo. Tra queste l’invito a costituire il Team Antibullismo e il Team per l’Emergenza a livello scolastico e territoriale, integrati da figure specialistiche di riferimento. La grande assente continua ad essere la DaD. Rispetto al 2017, quando uscirono le prime linee guida, qual è secondo te il livello di maturità raggiunto nel frattempo nelle scuole sull’argomento? Ritieni queste linee guida fattibili e coerenti con la realtà degli istituti?
Certamente si stanno facendo dei passi in avanti nella consapevolezza di quello che è il problema.
Occorre però tenere presente, a mio avviso, alcuni principi su cui bisogna necessariamente riflettere:
- Il cyberbullismo non è un problema tecnologico, ma educativo. Ed è questo l’approccio che dovrebbe essere la base che spinge tutti gli interventi, da quelli legislativi a quelli, diffusi sul territorio, di formazione e sensibilizzazione.
- Le strategie preventive devono tenere conto del concetto di continuità educativa: non è sufficiente parlare di questo tema in occasione del Safer Internet Day, o quando succede un caso di cronaca; se ne parli il più frequentemente possibile, nelle scuole certamente, ma anche in tutti gli altri contesti educativi nei quali i ragazzi vivono (la famiglia prioritariamente, ma anche le associazioni sportive, i centri di aggregazione, etc).
- La diffusione territoriale. Occorre in tutti gli interventi di prevenzione coinvolgere tutti gli attori della comunità educante. Non possiamo delegare completamente alla scuola l’azione di sensibilizzazione, di formazione e di contrasto al fenomeno. Siamo convinti che tutti gli adulti con responsabilità educative debbano essere coinvolti.
Guardo con attenzione all’applicazione delle linee di orientamento.
Mi auguro che ai principi espressi siano date anche gambe per camminare. Altrimenti rischiamo di avere delle buone intuizioni ma senza sostanziarne le attività.
Fondazione Carolina è stata in prima linea affinché entrasse in vigore la L. 29 maggio 2017, n. 71. Con il passare del tempo e la miglior comprensione del fenomeno quali sono gli aggiustamenti doverosi che dovrebbero essere apportati alla legge e quali sono già in discussione?
La legge 71 è stata la prima in Italia ed in Europa ad affrontare, nella logica preventiva, questo tema. Purtroppo dalla sua entrata in vigore non è stata dotata di tutti gli strumenti attuativi.
E questo è un vero peccato.
Soprattutto pensando che in Parlamento sono già stati depositate diverse proposte di modifica alla legge.
Forse occorrerebbe, prima di modificarla, provare a renderla operativa in tutte le sue peculiarità.
Un progetto molto interessante di Fondazione Carolina e Pepita Onlus è la guida gratuita e sempre aggiornata “Minori online- Una guida per orientarsi”, realizzata da esperti educatori, sia del mondo offline che online, per promuovere un uso consapevole dei potenti strumenti tecnologici a disposizione di bambini e ragazzi. Quanto è importante la formazione continua su questi argomenti?
Abbiamo realizzato la guida proprio per dare continuità alla formazione.
Lo strumento è aggiornato periodicamente per fornire informazioni ai genitori, ai docenti e, come dicevo prima, a tutti quegli adulti che hanno responsabilità educative.
La guida è a disposizione gratuitamente sul sito di Fondazione Carolina e su quello di Pepita onlus.
Nel corso di questi mesi abbiamo raccolto diversi commenti positivi, sappiamo che è stata scaricata oltre 15.000 volte e che diversi istituti scolastici l’hanno condivisa sui propri siti.
Ringraziandoti per aver condiviso con noi il tuo punto di vista chiudiamo con una indiscrezione: puoi darci qualche anteprima sulle prossime iniziative di Fondazione Carolina?
Il nostro progetto più importante in questo momento, proprio in relazione all’aumento dei casi di cyberbullismo, è il Rescue Team.
L’idea del Rescue team nasce dall’esigenza di dare risposta alle richieste di intervento in caso di situazioni più o meno emergenziali di cyberbullismo.
Il Rescue team è un’equipe multidisciplinare che segue la persona o l’istituzione che fa richiesta in tutte le vari fasi del processo: dall’accoglienza della domanda, alla co-progettazione degli interventi, agli interventi diretti qualora necessari.
La presenza di diverse professionalità permette di affrontare la situazione dai diversi punti di vista -psicologico, educativo, legale, di comunicazione e di raccordo col territorio- con un approccio integrato e coordinato in modo che l’azione sia efficace su più campi.
L’obiettivo è quello di avere nel 2021 tre rescue team distribuiti nel nord, centro e sud Italia e nel 2022 arrivare in tutte le regioni.
Chi è Ivano Zoppi
Ciao! Sono Ivano Zoppi, educatore, formatore, fondatore e presidente della Cooperativa sociale Pepita onlus, co-fondatore e segretario generale di Fondazione Carolina.
Da sempre in prima linea per combattere il bullismo e il cyberbullismo:
- sono stato consulente e formatore per le tematiche di Bullismo e Cyberbullismo di A.C. Milan, Cisco Italia, Google Italia;
- nel 2017 nominato esperto nel comitato tecnico scientifico per il coordinamento delle attività di prevenzione del cyberbullismo istituito dall’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia (dal 2019 stesso incarico per l’ufficio scolastico provinciale di Novara);
- dal 2017 consulente esperto per le tematiche legate al bullismo sessuale per la Commissione Europea;
- dal 2019 membro della Consulta Regionale (Regione Lombardia) sul bullismo e cyberbullismo.
Ho ideato e condotto le campagne nazionali di sensibilizzazione “non nasconderti dal gioco, nasconditi per gioco”, “#iocliccopositivo”, “#adessoparloio”, “#postaconiguanti”, #primaclasse.
Tante le mie pubblicazioni.
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