Nel periodo di emergenza coronavirus la maggior parte dei cittadini resta a casa, in ottemperanza alle indicazioni governative.
Una convivenza forzata e prolungata dei nuclei familiari che, insieme all’incertezza economica e l’instabilità sociale, potrebbe incidere negativamente sui contesti familiari più problematici.
Potendo portare, in casi estremi, alla commissione o reiterazione di atti di violenza domestica e di genere.
Un dramma nel dramma.
Le evidenze
In un rapporto pubblicato sul sito istituzionale del ministero dell’Interno, ed elaborato dalla Direzione centrale della polizia criminale del Dipartimento della pubblica sicurezza, si evidenzia un calo del 64,2% dal 1 al 22 marzo dei reati commessi sul territorio.
Risultato inevitabile visto il contenimento degli spostamenti.
I reati informatici
In controtendenza, e anche questo forse era un risultato inevitabile, sono i reati informatici.
La polizia postale è in grande allarme perché ha segnali inquietanti: sono in aumento i tentativi di adescamento attraverso il web (fenomeno noto come grooming), così come circolano sempre più messaggi che nascondono truffe.
Da qui il monito: stiamo vicini ai nostri figli in questo uso prolungato della Rete e prestiamo particolare attenzione a mail, sms, chat e siti di fonte non attendibile dove si pubblicizzano cure miracolose per il coronavirus, raccolta fondi, donazioni di materiale sanitario ecc.
E ricordiamoci sempre che possiamo rivolgerci alle Forze dell’Ordine.
Le segnalazioni di violenza domestica
Quello che desta maggiore preoccupazione sono i casi di violenza domestica e di genere.
Il timore infatti è che si ripeta quanto già accaduto in Cina, con una seria e preoccupante impennata di femminicidi.
Sempre dal rapporto sopra citato, si registra, nel periodo in esame, confrontato con l’analogo periodo dell’anno precedente, una diminuzione inferiore rispetto ad altri reati (-43,6%).
Si è passati infatti da 1.157 a 652 reati in 22 giorni.
Numeri che, seppur sempre preoccupanti, sono da analizzare insieme ad un altro dato, ovvero a quello che evidenzia un crollo delle segnalazioni.
Le chiamate al 1522, il Numero Nazionale Antiviolenza Donna, nelle due ultime settimane si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso e le denunce alle Forze dell’Ordine sono diminuite del 50%.
Sarebbe un grave errore pensare che si siano arrestati gli episodi di violenza.
«Ci basiamo solamente sull’esperienza perché è ancora presto per avere dei dati certi, ma possiamo dire che le convivenze forzate con i compagni, mariti e con i figli, in questo periodo, scoraggiano le donne dal telefonare o recarsi personalmente dalle forze dell’ordine».
Maria Letizia Mannella – magistrata della procura di Milano
I momenti in cui normalmente si registra un aumento degli episodi di violenza sono infatti proprio le vacanze estive e le festività, i periodi, cioè, in cui la convivenza si fa più stretta.
In molte famiglie c’è un tale clima di terrore che rende difficile fare una telefonata. Per le tante donne e bambini prigionieri in casa che temono di essere sentiti dal proprio aguzzino mentre telefonano, è fondamentale sapere che esistono altri canali di comunicazione che possono aiutarli.
Quando il digitale può essere d’aiuto
Dopo la campagna regionale “Non sei sola- Affidati alla rete”, avviata pochi mesi fa dalla Regione Veneto d’intesa con la rete dei Centri antiviolenza, ecco la nuova campagna di sensibilizzazione “Libera Puoi”, promossa dal Dipartimento per le Pari Opportunità, a sostegno delle vittime di violenza durante la difficile emergenza causata dall’epidemia da coronavirus.
Ha come obiettivo quello di promuovere il numero 1522, attivo h24, e la app 1522 Anti Violenza e Stalking, disponibile per iOS e Android, che prevede anche la possibilità di chattare con un’operatrice.
A questa si aggiunge un aggiornamento della app della Polizia di Stato, You Pol , disponibile per iOS e Android, che da questo momento prevede la possibilità di segnalare anche i reati violenti che si consumano tra le mura domestiche.
La conoscevamo infatti come strumento messo a disposizione dalla Polizia di Stato per contrastare bullismo e spaccio di sostanze stupefacenti nelle scuole.
Si tratta di una app caratterizzata dalla possibilità di:
- trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della Polizia di Stato;
- chiamare direttamente il Numero Unico di Emergenza (NUE) – dove non è ancora attivo risponderà la Sala Operativa 113 della Questura competente per territorio;
- essere automaticamente geo-referenziati, seppur sia possibile per l’utente modificare il luogo dove sono avvenuti i fatti;
- fare segnalazioni in forma anonima
- essere usata anche da chi è stato testimone diretto o indiretto (come ad esempio i vicini di casa).
Il Canadian Women’s Foundation ha lanciato “Signal For Help”, un gesto che può aiutare alcune persone a comunicare silenziosamente che hanno bisogno di supporto. Il segnale può essere fatto durante una videochiamata o quando ad esempio si apre la porta di casa per ricevere un pacco.
Non sei sola, c’è una rete di persone e la Rete Internet pronte ad aiutarti.