Smart working, smart school, smart learning, classi virtuali, lavoro e scuola agili.
Queste le parole d’ordine di questi giorni per le imprese e le scuole, di ogni ordine e grado, che continuano a restare ferme a causa dell’emergenza sanitaria per il nuovo coronavirus.
Innegabile che il coronavirus ha rivoluzionato la vita di molti italiani: scuole chiuse e in tanti costretti, o cortesemente invitati, a lavorare da casa.
Eccoci dunque a dover mettere in atto, e in tempi brevissimi, una rivoluzione non solo tecnologica ma anche e soprattutto organizzativa.
Le aziende e le scuole dovranno adottare nuovi metodi per organizzare, dirigere e valutare i propri dipendenti e studenti.
I dipendenti e gli studenti non potranno limitarsi a “smarcare on line le proprie pratiche da casa”, ma dovranno fare propri un modo completamente diverso di lavorare e studiare.
Un modo orientato più alla responsabilizzazione del singolo e a un diverso modo di comunicare, misurato per obiettivi, con l’obiettivo di aumentare il benessere e le motivazioni.
Che inevitabilmente ci sta portando a vedere con occhi nuovi il ruolo che hanno il lavoro e la scuola nella nostra vita.
La tecnologia smart
In questo cambiamento saremo certo supportati dalla tecnologia smart ma, per quanto detto, rappresenta solo un elemento.
Ecco perché il coronavirus diventa un’opportunità per accelerare la tanto auspicata digital transformation in Italia, per cui è necessaria una familiarizzazione non solo tecnica con questi strumenti.
L’Italia deve creare un sistema che permetta a studenti di ogni ordine e grado di seguire le lezioni anche da remoto. Se dovessero chiudere le scuole in luoghi disagiati che magari hanno ancora Windows 1, il Paese deve essere in grado di far studiare gli studenti. Deve implementare il telelavoro come succede in tutti i Paesi occidentali e iniziare a misurare le persone, non in base alle ore trascorse in ufficio, ma sulla base degli obiettivi che riescono a raggiungere.
Ilaria Capua – virologa
Per lo smart working in Italia c’è già stato un riconoscimento giuridico ormai da anni, con la Legge 81 del 2017 e molte aziende si sono organizzate fornendo ai dipendenti dei device mobili (smartphone, PC portatile) e possibilità di accedere alla rete aziendale su una rete protetta (Virtual Private Network, VPN).
Per lo smart learning, invece, stiamo ancora assistendo a iniziative personali ed eterogenee delle diverse scuole italiane. Nessuna disposizione ufficiale né dalla Direzione scolastica né dal Ministero.
Dalla didattica Massive Open Online Courses (MOOC), utilizzata fino ad oggi soprattutto dalle università online, alle piattaforme come Edmodo, Blendspace, Google Classroom (nata come funzionalità di G Suite for education ma poi resa disponibile a qualsiasi utente personale di Google) e Hangouts, Raiscuola.
La scommessa di una vita più agile è appena cominciata, speriamo venga data continuità e si continui a sperimentare anche in tempi ordinari.
