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Consapevol(e)mente: in un mondo sempre più digitale

Terza giornata dipendenze tecnologiche cyberbullismo
Tempo di lettura - 2 minuti

La mia è una formazione accademica fortemente orientata a discipline scientifico-tecnologiche (STEM), ed è grazie alla mia inesauribile curiosità, che ho cercato nel mio percorso di Coaching umanistico integrato di approfondire anche gli aspetti psicologici delle dipendenze da Internet e dalla tecnologia in generale.
Proprio in questa mia continua ricerca ho avuto l’opportunità di entrare in contatto con l’Associazione Nazionale Dipendenze Tecnologiche, GAP e Cyberbullismo (Di.Te).
Voglio riportare la loro mission, sulla loro home page presente, poiché in queste righe, seppur da un punto di vista diverso, mi sono identificata e mi è stato possibile trovare obiettivi comuni.

“Il benessere delle persone è la prima missione di cui ci facciamo carico

avvalendoci di psicoterapeuti attenti e competenti, che hanno maturato in molti anni e direttamente sul campo l’expertise nel trattamento delle patologie internet correlate, affrontiamo il disagio psicologico e sociale a cui queste conducono sempre più di frequente. Il nostro obiettivo, quindi, non è demonizzare gli strumenti tecnologi, o internet, tutt’altro. Siamo ben consapevoli che la tecnologia, i social network, gli smartphone, i tablet e la rete hanno un ruolo di primo piano nella quotidianità di tanti, a qualsiasi età. Ma siamo altrettanto consapevoli dell’importanza dell’intervento terapeutico quando l’uso eccessivo o inappropriato di questi mezzi diventa un limite per l’individuo e per le sue relazioni famigliari, sentimentali, lavorative o scolastiche”

L’allerta meteo mi ha impedito di raggiungere Milano per partecipare all’evento organizzato dall’Associazione all’Auditorium Gaber del Palazzo Pirelli, la “3° Giornata Nazionale sulle dipendenze tecnologiche e sul cyberbullismo“.

Il destino purtroppo ha voluto diversamente e non ho potuto oltrepassare quello che Zygmunt Bauman definì il “muro di vetro“, costituito dallo schermo dei nostri apparati tecnologici, per passare da un contatto virtuale a una conoscenza reale. E dunque eccomi nuovamente qui, di fronte al solito schermo a partecipare alla diretta live dell’evento. Schermo che in questa occasione è stato per me un’opportunità e non un problema.

Si sono susseguiti esperti della psiche umana e punti di riferimento nel panorama sociale e culturale, tutti uniti dall’entusiasmo del fine comune di sensibilizzare e coinvolgere il pubblico in quello che ormai è parte del nostro vivere quotidiano: la dipendenza da Internet nelle sue diverse forme, l’isolamento sociale, il cyberbullismo, gli haters, il cybersesso, il sovraccarico cognitivo, il gaming disorder e così via. Parole forse complesse e di difficile comprensione che devono essere rese più chiare grazie a un linguaggio comune e diretto.

Alla fine della diretta mi sono ritrovata con tante perplessità sui miei entusiasmi in merito all’Intelligenza Artificiale e l’utilizzo consapevole della tecnologia ma con altrettanto desiderio di far parte di quella community che sente il dovere di divulgare i pericoli e le trappole in cui la Rete può far cadere.
Perché il valore non è nel punto di vista da cui si approccia il problema, bensì nella consapevolezza che il problema riguarda ciascuno di noi, magari in modo e peso diverso, ma nessuno escluso.

E come consigliato dal Prof. Matteo Lancini, iniziamo ad educare le nuove generazioni al fallimento, alle delusioni.

Smettiamo di chiedere “Come è andata oggi a scuola?” e iniziamo a chiedere “Come va oggi in Internet?”

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Antonella Bruzzone

Antonella Bruzzone

Founder del blog ConsapevolMente Connessi, Ingegnere Informatico appassionata di CyberSecurity approdata da qualche anno al Coaching. Un mix di competenze che sa farmi apprezzare le opportunità offerte dalla trasformazione digitale in cui viviamo, ben consapevole dei rischi insiti in essa. Perché la onlife è come un salto con lo skateboard: potresti cadere, lo sai, ma è altrettanto vero che, con la giusta guida, potresti imparare a chiudere i trick più difficili.

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