Eravamo abituati a mettere distanza tra noi e certe aberrazioni compiute dai minori addestrati al disprezzo. Erano notizie di paesi molto diversi e lontani da noi come Uganda, Sri Lanka, Afghanistan, Myanmar, Sierra Leone, Liberia, Colombia e Sud Sudan.
Ma adesso che sotto i riflettori è la civilissima e vicina Toscana le preoccupazioni crescono.
La Polizia Postale della Toscana ha scoperto una chat “degli orrori” in cui 20 minori, tra i 13 e i 17 anni, si scambiavano non solo immagini hard con giovani vittime ma anche foto di suicidi, mutilazioni, squartamenti e decapitazioni di persone, in qualche caso di animali (le cosiddette immagini gore).
L’indagine Delirio
Tutto ebbe inizio con l’indagine battezzata Delirio, che nell’ottobre scorso aveva scosso Siena e l’Italia intera.
Attualmente risultano indagate 25 persone, tra cui solo sei maggiorenni, accusati di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico e istigazione a delinquere.
Un’inchiesta che ha coinvolto ben 13 province e 9 regioni. Non solo dunque la Toscana ma anche la Val d’Aosta, il Piemonte, il Lazio, la Lombardia, l’Emilia Romagna, la Campania, la Puglia e la Calabria.
Coordinata dal procuratore capo per i minorenni di Firenze, Antonio Sangermano, e nata dalla denuncia a Lucca di una madre che aveva scoperto sul cellulare del figlio 15enne filmati hard con protagoniste giovanissime vittime.
Come spiegano gli investigatori in una nota, dall’analisi del telefonino del quindicenne “è emerso un numero esorbitante di filmati e immagini pedopornografiche, anche sotto forma di stickers, scambiate e cedute dal giovane”, attraverso Whatsapp, Telegram e altre applicazioni di messaggistica istantanea e social network.
Le nuove scoperte sulla chat degli orrori
In questa seconda fase di indagine gli investigatori sono risaliti ai due autori del gruppo WhasApp soprannominato”la chat degli orrori”, due giovani di 17 anni di Rivoli (TO), un ragazzo ed una ragazza ex compagni di scuola.
Un gruppo che parrebbe essere stato creato “per gioco“.
Dalle loro chat è emersa una descrizione dettagliata ed inquietante delle loro esperienze nel dark web.
In particolare del ragazzo che ne riferisce alla sua amica.
Una descrizione dettagliata delle cosiddette “red room”, stanze dell’ orrore, nascoste nel dark web e presumibilmente collocate nel sud est asiatico.
In cui gli utenti più attrezzati e competenti tecnologicamente riescono ad accedere a pagamento (in bitcoin), per assistere a violenze sessuali e torture praticate “in diretta” da soggetti adulti su minori, con possibilità di interagire richiedendo determinate azioni ai diretti protagonisti delle efferate azioni.
Lo stesso ragazzo, “dotato di eccezionali e precoci competenze tecnico-informatiche“, avrebbe personalmente partecipato on-line, “live”, assieme ad altri utenti, pagando in bitcoin, a delle vere e proprie torture ed abusi sessuali su minori, compiute in diretta da soggetti adulti.
L’operazione OpRevengeGram degli hacktivisti
Anche gli hacker attivisti (hacktivisti) di Anonymous e di LulzSecItalia sono intervenuti con un’operazione “di pulizia del web da perversi e molestatori sessuali”, denunciando chiunque si nasconda dietro azioni di revenge porn e non dandogli tregua.
In questo caso la sorvegliata speciale è stata Telegram, dove i messaggi sono crittografati, è possibile creare chat segrete o che auto-distruggono dopo un tempo configurabile (da 1 secondo a 1 settimana), si possono creare canali di trasmissione che possono avere un numero illimitato di membri e possono essere sia privati che pubblici.
Deep e dark web o facile condivisione?
Prestare attenzione al fenomeno è sicuramente importante ma, come indicato, non dimentichiamo che superare i livelli del deep e dark web e utilizzare i bitcoin richiede delle competenze informatiche non alla portata di tutti.
![livelli del web](https://www.consapevolmenteconnessi.it/wp-content/uploads/2021/05/livelli-del-web.jpg)
A destare perplessità deve essere a mio avviso la facile condivisione poiché sintomo di una vera e propria assuefazione ai contenuti.
Il rischio infatti è perdere il contatto empatico, emozionale con la realtà: i corpi in rete non si toccano, le immagini non hanno spessore.
Ma non significa che non siano reali.
Le opinioni degli esperti sulla chat degli orrori
«I genitori quando si accorgono della presenza di certe immagini sul telefono del figlio non sanno se esse siano state ricevute o inviate. Una madre non pensa certo alle conseguenze penali, ma la sua preoccupazione è scoprire in cosa è incappato il figlio. Ed è lo spirito che deve muovere ogni genitore in queste situazioni, perché solo così possiamo arginare fenomeni come questo o come l’adescamento on line, i ricatti
Dottoressa Annalisa Lillini, dirigente del Compartimento toscano della Polposta – intervista de La Nazione
…
Internet è una risorsa insostituibile, un’opportunità che va utilizzata con la testa. I genitori devono star molto vicino ai ragazzi, senza arretrare per minor competenza. Una sorveglianza discreta, far capire cosa è lecito e cosa no. Nella maggioranza dei casi, i ragazzi non hanno consapevolezza di ciò che fanno»
«Occorre che parte integrante dei doveri genitoriali diventi la supervisione sui cellulari dei ragazzi che sono vere e proprie fotografie della loro anima
Antonio Sangermano – capo della procura per i minori di Firenze
Lì dentro c’è tutto. Io definisco i cellulari appendici esistenziali o, se vuole, proiezioni esistenziali dei nostri figli. La radiografia dell’anima di un minore. Ed è un dovere dei genitori conoscere chi ha messo al mondo…
Il dato preponderante non risulta l’attenzione morbosa rivolta al sesso quanto piuttosto alla violenza…
Occorrono leggi di carattere europeo e direttive di respiro mondiale che impediscano l’accesso a una tale mostruosità. Qui si rischia un altro olocausto, quello dei bambini»
«Da parte mia c’è la massima disponibilità a collaborare con tutte le autorità e la Curia per portare un messaggio che vada a difendere l’idea di persona, dal concepimento fino alla morte naturale. Un’età critica come l’adolescenza, che tra l’altro è sempre più precoce tanto da trasformare ragazzini in adulti con armi spuntate, ha bisogno di tutti i supporti e gli aiuti possibili. Fare rete è fondamentale al fine di trovare forme e sostegno ai giovani. Posso ribadire che il Comune è pronto a fare la sua parte insieme alle famiglie e alla Chiesa»
Francesca Appolloni – assessore alla sanità e servizi sociali