Non è più un mistero che nell’era digitale i dati sono “il nuovo petrolio“. E la loro raccolta è così estesa in termini di volume e varietà (da qui il termine big data) da richiedere tecnologie e metodi analitici specifici per estrapolarli e metterli in relazione.
A chi non è capitato di installare una app e vedersi chiedere il consenso per l’accesso alla fotocamera, al microfono, ai propri contatti? E chi si è fermato a domandarsi se questo accesso era realmente necessario per il servizio offerto dalla app? E quanti di noi si sono sorpresi di ricevere offerte promozionali proprio su quell’oggetto o quel luogo che abbiamo menzionato casualmente in una conversazione vis-a-vis o telefonica con un amico?
Se è gratis, il prodotto sei tu
Il reale guadagno di chi ci offre servizi Internet gratuiti deriva dalla vendita delle nostre informazioni alle aziende. Facendosi pagare per farci visualizzare la pubblicità in modo mirato.
Le aziende, se vogliono acquisirci come nuovi clienti, non possono più limitarsi a raggiungerci ma devono riuscire a “convertirci“.
Influenzarci a tal punto da farci modificare il comportamento.
Tutte informazioni che forniamo consensualmente e ne autorizziamo il trattamento “per avere una migliore esperienza” su Internet e i Social Network.
E che i siti e/o i Social da noi frequentati riescono a raccogliere e metterle in correlazione ottenendo incroci tra gusti e preferenze molto precisi.
Fondamentali quando bisogna indirizzare un certo tipo di annuncio pubblicitario verso le persone che potrebbero esserne influenzate.
Sanno i nostri gusti, le nostre abitudini, le preferenze politiche, i prodotti che ci piacciono e quelli che odiamo, su quali siti ci siamo soffermati prima e quali vedremo dopo, in quale città ci troviamo, quale apparecchio stiamo utilizzando.
E il costo è la tua Privacy
Sta a noi decidere se usare i servizi di Facebook (o quelli di Google o Apple o Amazon) e pagare con la nostra privacy.
L’importante è sapere cosa si condivide ed essere consapevoli che i nostri dati vengono registrati e tracciati in ogni dettaglio.
Opzione che non è permanente ma che può essere disattivata in qualsiasi momento. Sta a noi configurare le opzioni in modo da tenere le nostre informazioni e/o il nostro profilo completamente privati.
Il cambio di direzione è cominciato con l’11 settembre quando gli Stati Uniti iniziano a investire massicciamente nella sorveglianza elettronica, la sorveglianza di massa. In nome della lotta al terrorismo e alla possibilità di compiere, grazie a tutti i dati raccolti, un’analisi predittiva dei comportamenti dei singoli per individuare i potenziali soggetti pericolosi. È stato in quel momento che i servizi segreti americani, CIA e NSA in prima fila, hanno siglato un patto tacito con le società del web.
Le multinazionali di Internet raccolgono le informazioni attraverso gli iPhone, gli smartphone, la navigazione sulla rete, le trattano, le raffinano. E una parte di queste informazioni viene recuperata dai servizi di intelligence.
Ma possiamo sempre avere visibilità di quali dati personali risultano salvati nelle diverse categorie (luoghi, video, artività etc) per i diversi periodi di tempo dal giorno dell’iscrizione. Basta andare a controllarli periodicamente.
Non solo Cambridge Analytica
Ha suscitato tanto clamore Facebook (chiamato in causa più di altri visto che possiede anche Instagram e WhatsApp) con lo scandalo Cambridge Analytica. Secondo quanto scoperto, le app di Messenger e Facebook Lite, installate su Android, avrebbero registrato tutte le telefonate e i messaggi inviati e ricevuti.
Ma il Social Network si è difeso: “Non è una pratica illegale. Chiediamo sempre il permesso”.
Ma Facebook non è il solo.
Anche Google riesce a sapere tutto di noi analizzando i nostri interessi desunti dalle ricerche che abbiamo svolto su Internet. Ma anche attraverso il contenuto delle nostre email che aveva ammesso di leggere per personalizzare gli annunci e lottare contro lo spam (promettendo a luglio 2017 che avrebbe smesso di farlo entro la fine dell’anno).
Siamo tracciati anche quando utilizziamo un tablet per la lettura degli ebook. I software degli apparecchi, infatti, registrano le nostre abitudini e le nostre preferenze. Su quali pagine ci soffermiamo di più, su quali facciamo delle annotazioni, quali capitoli saltiamo, quali libri vengono interrotti prima di arrivare alla fine.
Gli smartwatch, gli smart toys e tutti quei dispositivi intelligenti come le smart TV o gli smart speaker come Alexa di Amazon, Echo di Google o Siri di Apple, progettati letteralmente per ascoltarci.
Tutti dispositivi che se non adeguatamente protetti rischiano di trasformarsi in un pericolo per la nostra privacy.
Alexa non solo ascolta ciò che diciamo, ma registra alcuni brani delle nostre conversazioni (solo quando contengono una parola di attivazione e in modo che ci rendano non identificabili). Conversazioni che saranno analizzate e trascritte da esseri umani al fine di raccogliere informazioni utili al miglioramento del sistema di riconoscimento vocale che permette ad Alexa di funzionare.
Verifichiamo le impostazioni di Privacy
Il suggerimento è di verificare quali permessi forniamo volontariamente alle app e ai siti che utilizziamo.
Teniamo costantemente monitorate le informazioni che vengono di volta in volta salvate (normalmente in una sezione Privacy dedicata a livello di Impostazioni), perché comunicate direttamente o dedotte dalle nostre attività.
A tal fine fare sempre riferimento a MyActivity di Google, Registro attività di Facebook ecc.
Su iPhone con iOS 11 o versioni successive, é sufficiente andare su Impostazioni > Privacy > Microfono e scorrere la lista per revocare l’accesso di app inopportune al nostro microfono.
Per i telefoni Android che funzionano su Oreo 8.0 o versioni successive, andare su Impostazioni > App e notifiche > Info app -> Autorizzazione app .
Nel dubbio, ricordiamoci di chiudere l’app di Facebook e le altre piattaforme potenzialmente “spione” facendo il logout quando non le usiamo (e soprattutto quando parliamo di cose che vogliamo tenere riservate).
“Al futuro o al passato, a un tempo in cui il pensiero è libero, quando gli uomini sono differenti l’uno dall’altro e non vivono soli… a un tempo in cui esiste la verità e quel che è fatto non può essere disfatto.
George Orwell – 1984
Dall’età del livellamento, dall’età della solitudine, dall’età del Grande Fratello, dall’età del bispensiero… tanti saluti!”