Adolescenti navigati di Matteo Lancini è un viaggio nell’adolescenza, quel periodo di passaggio caratterizzato da importanti cambiamenti corporei, emotivi e cognitivi. Cambiamenti che si ripercuotono inevitabilmente nel rapporto genitori-figli.
Facciamo fatica a comprendere il comportamento tipico degli adolescenti, ad avere un rapporto con loro. Preoccupazioni a cui vanno ad aggiungersi quelle relative alla potenziale pericolosità delle nuove tecnologie e della vita online e il loro impatto sul benessere psicologico dei ragazzi.
A guidarci in questo viaggio l’amica e book blogger Francesca Lucente di LeggiAmo Revolution che, al punto di vista dell’autore, affiancherà la sua esperienza personale di mamma che quotidianamente affronta la sfida.
Introduzione
Adolescenti navigati è uno dei diversi libri scritti da Matteo Lancini sul tema di bambini ed adolescenti, e della loro relazione con Internet e gli strumenti che esso mette a disposizione, tra cui i social network.
Ancor più autorevole e utile strumento, è il suo supporto ai genitori di questa nuova generazione di nativi digitali: come approcciarli e soprattutto avere una chiara risposta alla fatidica domanda “Ma è tutta colpa di Internet?”.
In questa recensione vorrei dirti come stanno le cose, secondo Matteo Lancini.
La trama di Adolescenti navigati – Come sostenere la crescita dei nativi digitali
La trama ripercorre nella sua prima parte un lungo excursus di come, a cavallo delle ultime due generazioni, sia cambiato totalmente il modello educativo della famiglia sino ad arrivare agli adolescenti navigati di oggi. Chi ne parla – o meglio ne scrive – ha voce autorevole in capitolo.
Matteo Lancini, infatti, non solo è psicologo e psicoterapeuta, ma è Presidente dell’Associazione Minotauro con sede a Milano che fa parte dell’AGIPPsA (Associazione Gruppi Italiani di Psicoterapia Psicoanalitica dell’Adolescenza). Inoltre la Minotauro gestisce un Centro clinico di consultazione e psicoterapia, una scuola di specializzazione in psicoterapia psicoanalitica e master di formazione post-universitaria.
Se i baby boomers (nati tra il ’46 e ‘64) sono stati genitori che altro non hanno fatto che ricalcare lo stampo rigido e prettamente autoritario – senza via di scelta – dei loro stessi genitori, quelli appartenenti invece alla Generazione X (nati tra il ‘65 e ‘80) hanno decisamente avviato la svolta educazionale.
Il modello genitoriale dei baby boomers imponeva le regole, ordinando di rispettarle, tra pochi abbracci e “ti voglio bene” pressoché inesistenti, ove sposarsi e mettere su famiglia era una naturale evoluzione ed, anzi, assoluzione del proprio ruolo sociale, tassativamente entro il 25 anni. I figli erano destinatari (non consultati) del modello di vita che avrebbero seguito.
Questi figli, crescendo, a loro volta sono diventati genitori e hanno in parte voluto riscattare ciò che avrebbe dovuto esser stato loro, come una sorta di diritto non realizzato. Hanno inteso quindi la creazione di una famiglia come volontaria realizzazione di sé – a volta non prioritaria rispetto alla carriera professionale – nell’età in cui a loro sembrava consono.
I figli sono dunque espressione della loro volontà e in quanto tali sono persone pensanti sin dalla nascita in grado di esprimere emozioni così come preferenze e a volte di decidere.
Attirati e ammaestrati sempre più dalla pubblicità e dalla tecnologia. Se già la Generazione X si è trovata a scoprire il fascino degli smartphone, dei tablet e della rete in generale, che con i suoi social network ha occupato una fetta sempre più grande del tempo libero, li ha resi anche genitori volenterosi di immortalare continuamente il proprio bambino con un telefono.
Postare foto o video sui vari social dei figli, ancor prima registrare il video dell’ecografia, richiederla in 3D, ha reso i bambini delle superstar tecnologiche e social inconsapevoli. Ed ecco che, mentre 8 bambini su 10 per la prima Comunione (intorno ai 9 o 10 anni) ricevono in regalo uno smartphone dai genitori, questi stessi affermano o si domandino: “È tutta colpa di Internet”.
Sono inconsapevolmente nativi digitali.
La mia recensione
Scrivo da mamma appartenente alla classe 77. Io stessa ho scoperto quella che poteva essere l’utilità di uno smartphone e delle sue app, non prima della mia nascita della mia prima figlia, all’età di 32 anni. Ricordo che lo comprai appositamente per farle migliaia di foto.
Non ho mai ceduto al parcheggio davanti al video per fare la cena tranquilla al ristorante ma confesso che in una vacanza a Ischia con la famiglia, in balia della pioggia, le misi in mano il cellulare quando aveva 5 anni.
Leggendo il libro di Matteo Lancini e ancor prima, ascoltandolo in una conferenza a Milano, nelle sue parole ho ripercorso la storia della mia famiglia e di quella attuale in cui ho il ruolo di mamma, educatrice, lavoratrice, ancora sentimentale e modello ispirativo per due figlie femmine.
Tanto illecita quanto logica, la conseguenza che un bambino di due anni sia capace di fare tap tap sullo schermo di un telefono senza interrogarsi se sia touch: è scontato che lo sia. Non gli è stato insegnato, lo ha visto semplicemente fare milioni di volte. Da noi genitori.
Il Dott. Lancini ci suggerisce di non condannare né i social né Internet. Piuttosto di interrogarci sulla loro utilità in quanto fanno oramai parte di un mondo che si evolve in quella direzione, non solo per la parte del gaming ma anche per le professioni del futuro, la ricerca scientifica, per citare due ambiti rilevanti.
La domanda da lui suggerita “Come va su Internet?” può sembrare provocatoria ma indicativa del fatto che interessarci a cosa fanno online dev’essere inteso come strumento per entrare in connessione con loro. Capire se giocano da soli o in squadra con amici collegati online, che tipo di gioco prediligono (lotta, creativo, di strategia) ci aiuta a capire se siamo davanti ad un fenomeno di ritiro sociale o addirittura di dipendenza da Internet, in base al tempo trascorso in collegamento.
Quando sentiamo parlare di anestesia dai valori tradizionali, dobbiamo interrogarci parallelamente sul nostro nuovo ruolo di genitori di nativi digitali. L’arrivo dell’adolescenza (oggigiorno precoce!) combacia con la comparsa di nuove paure: sentirsi inadeguati ai coetanei, non accettarsi fisicamente. Davanti al comportamento di un adolescente che dipende da Internet, è bene chiedersi cosa trova nella rete e a quali paure risponde.
Un lavoro molto profondo per il quale consiglio vivamente la lettura dei libri di Matteo Lancini. A chi? A tutti coloro che hanno a che fare con bambini ed adolescenti: genitori, educatori di vario genere, insegnanti, parenti. Anche a chi non ha figli ma vuole capire come potergli stare vicino.
Scheda editoriale
Titolo: “Adolescenti navigati – Come sostenere la crescita dei nativi digitali”
Autore: Matteo Lancini
Casa editrice: Erickson
Frasi indimenticabili di Matteo Lancini
«La realtà virtuale richiede una funzione educativa realistica»
«L’adolescente odierno naviga perché nella società degli schermi, della serrata dei cortili e dei giardini recintati, del monitoraggio del corpo infantile e del narcisismo, internet è diventato uno dei luoghi privilegiati dove sperimentare il proprio sé nascente»
«Come è andata oggi su internet? È successo qualcosa di cui desideri parlare? Cosa hai fatto? Quali risultati hai raggiunto? È stata una buona o una cattiva giornata virtuale?»
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Se questa recensione ti ha incuriosito e vuoi approfondire l’argomento, oltre agli altri libri di Matteo Lancini, ti consiglio Generazione Cloud – Essere genitori ai tempi di Smartphone e Tablet di Michele Facci, Serena Valorzi e Mauro Berti. In alternativa, un altro libro interessante e sempre edito da Erickson è Do you speak Facebook? – Guida per genitori e insegnanti al linguaggio dei social network di Anna Fogarolo.
Chi è Francesca Lucente
Ciao! Mi chiamo Francesca e sono Book blogger & Copywriter. Non racconto storie, le credo con un’anima SEO.
Quel che voglio non è vendere prodotti o servizi bensì regalare emozioni a chi mi legge.
Innamorata della mia famiglia, del digital marketing e da sempre dei libri.
Attraverso il mio blog voglio diffondere l’amore per i libri e per la cultura che ci rendono liberi di scegliere. Condivisione, etica ed energia le mie keywords.
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